Matteo 23,29-39 Gesù rimprovera Gerusalemme

Gesù rimprovera Gerusalemme e gli uccisori dei profeti
(Mt 23,29-39) Guai a voi scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene colmate la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come potete scampare dalla condanna della Geenna? Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; perché ricada su di voi il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che avete ucciso tra il santuario e l'altare. In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione. Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più finché direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore". (CCC n. 558) Gesù ricorda il martirio dei profeti che erano stati messi a morte a Gerusalemme (Mt 23, 37). Tuttavia non desiste dall'invitare Gerusalemme a raccogliersi attorno a lui: "quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!" Quando arriva in vista di Gerusalemme, Gesù piange sulla città (Lc 19,41) ed ancora una volta manifesta il desiderio del suo cuore: "Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace! Ma ormai è nascosta ai tuoi occhi" (Lc 19,42). (CCC n. 674) La venuta del Messia glorioso è sospesa in ogni momento della storia (Rm 11,31) al riconoscimento di lui da parte di "tutto Israele" (Rm 11,26; Mt 23,39) a causa dell'indurimento di una parte (Rm 11,25) nella "mancanza di fede" (Rm 11,20) verso Gesù. San Pietro dice agli Ebrei di Gerusalemme dopo la pentecoste: "Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia, cioè Gesù. Egli dev'essere accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, come ha detto Dio fin dall'antichità, per bocca dei suoi santi profeti" (At 3,19-21). E san Paolo gli fa eco: "Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione se non una risurrezione dai morti?" (Rm 11,15). La partecipazione totale degli Ebrei (Rm 11,12) alla salvezza messianica a seguito della partecipazione totale dei pagani (Rm 11,25; Lc 21,24) permetterà al popolo di Dio di arrivare "alla piena maturità di Cristo" (Ef 4,13) nella quale "Dio sarà tutto in tutti" (1 Cor 15,28).

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