Matteo 27,24-26 Il suo sangue su noi e sui nostri figli

Il suo sangue ricada su noi e sui nostri figli
(Mt 27,24-26) Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: "Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!". E tutto il popolo rispose: "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli". Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. (CCC n. 597) Tenendo conto della complessità storica del processo a Gesù espressa nei racconti evangelici, e qualunque possa essere stato il peccato personale dei protagonisti del processo (Giuda, il Sinedrio, Pilato), che Dio solo conosce, non si può attribuirne la responabilità all'insieme degli Ebrei di Gerusalemme, malgrado le grida di una folla manipolata (Mc 15,11) e i rimproveri collettivi contenuti negli appelli alla conversione dopo la pentecoste (At 2,23. 36; 3,13-14; 4,10; 5,30; 7,52; 10,39; 13,27-28; 1 Ts 2,14-15). Gesù stesso, perdonando sulla croce (Lc 23,34) e Pietro sul suo esempio hanno riconosciuto l'ignoranza (At 3,17) degli Ebrei di Gerusalemme ed anche dei loro capi. Ancor meno si può, a partire dal grido del popolo "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli" (Mt 27,25), che è una formula di ratificazione (At 5,28; 18,6), estendere la responsabilità agli altri Ebrei nel tempo e nello spazio. (CCC n. 598) La Chiesa, nel magistero della sua fede e nella testimonianza dei suoi santi, non ha mai dimenticato che "ogni singolo peccatore è realmente causa e strumento delle [...] sofferenze" del divino Redentore. Tenendo conto del fatto che i nostri pecccati offendono Cristo stesso (Mt 25,45; At 9,4-5), la Chiesa non esita ad imputare ai cristiani la responsabilità più grave nel supplizio di Gesù, responsabilità che troppo spesso essi hanno fatto ricadere unicamente sugli Ebrei.

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