2 Co 5, 19 E’ Dio a riconciliare a sé il mondo

(2 Co 5, 19) E’ Dio a riconciliare a sé il mondo
[19] È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. (CCC 433) Il nome del Dio Salvatore era invocato una sola volta all'anno, per l'espiazione dei peccati d'Israele, dal sommo sacerdote, dopo che questi aveva asperso col sangue del sacrificio il propiziatorio del Santo dei Santi [Lv 16,15-16; Sir 50,20; Eb 9,7]. Il propiziatorio era il luogo della presenza di Dio [Es 25,22; Lv 16,2; Nm 7,89; Eb 9,5]. Quando san Paolo dice di Gesù: “Dio l'ha stabilito a servire come strumento di espiazione... nel suo sangue” (Rm 3,25), intende affermare che nella sua umanitàera Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo” (2Cor 5,19). (CCC 620) La nostra salvezza proviene dall'iniziativa d'amore di Dio per noi poiché “è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1Gv 4,10). “È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo” (2Cor 5,19). (CCC 2844) La preghiera cristiana arriva fino al perdono dei nemici [Mt 5,43-44]. Essa trasfigura il discepolo configurandolo al suo Maestro. Il perdono è un culmine della preghiera cristiana; il dono della preghiera non può essere ricevuto che in un cuore in sintonia con la compassione divina. Il perdono sta anche a testimoniare che, nel nostro mondo, l'amore è più forte del peccato. I martiri di ieri e di oggi rinnovano questa testimonianza di Gesù. Il perdono è la condizione fondamentale della Riconciliazione [2Cor 5,18-21] dei figli di Dio con il loro Padre e degli uomini tra loro [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dives in misericordia, 14].

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