Ef 5, 22-28 Amarsi come Cristo ama la Chiesa

(Ef 5, 22-28) Amarsi come Cristo ama la Chiesa
[22] Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; [23] il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. [24] E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. [25] E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, [26] per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola, [27] al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. [28] Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. (CCC 1641) I coniugi cristiani “hanno, nel loro stato di vita e nel loro ordine, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]. Questa grazia propria del sacramento del Matrimonio è destinata a perfezionare l'amore dei coniugi, a rafforzare la loro unità indissolubile. In virtù di questa grazia essi “si aiutano a vicenda per raggiungere la santità nella vita coniugale, nell'accettazione e nell'educazione della prole” [Ib.]. (CCC 1642) Cristo è la sorgente di questa grazia. “Come un tempo Dio venne incontro al suo popolo con un patto di amore e di fedeltà, così ora il Salvatore degli uomini e Sposo della Chiesa viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del Matrimonio” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48]. Egli rimane con loro, dà loro la forza di seguirlo prendendo su di sé la propria croce, di rialzarsi dopo le loro cadute, di perdonarsi vicendevolmente, di portare gli uni i pesi degli altri [Gal 6,2], di essere “sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo” (Ef 5,21) e di amarsi di un amore soprannaturale, delicato e fecondo. Nelle gioie del loro amore e della loro vita familiare egli concede loro, fin da quaggiù, una pregustazione del banchetto delle nozze dell'Agnello: “Come sarò capace di esporre la felicità di quel matrimonio che la Chiesa unisce, l'offerta eucaristica conferma, la benedizione suggella, gli angeli annunciano e il Padre celeste ratifica? […] Quale giogo quello di due fedeli uniti in un'unica speranza, in un unico desiderio, in un'unica osservanza, in un unico servizio! Entrambi sono figli dello stesso Padre, servi dello stesso Signore; non vi è nessuna divisione quanto allo spirito e quanto alla carne. Anzi, sono veramente due in una sola carne e dove la carne è unica, unico è lo spirito” [Tertulliano, Ad uxorem, 2, 8, 6-7: PL 1, 1415-1416; Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 13].

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