Gal 1, 13-17 Rivelare a me suo Figlio

(Gal 1, 13-17) Rivelare a me suo Figlio
[13] Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, [14] superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri. [15] Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque [16] di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, [17] senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. (CCC 752) Nel linguaggio cristiano, il termine “Chiesa” designa l'assemblea liturgica, [1Cor 11,18; 14,19.28.34-35] ma anche la comunità locale [1Cor 1,2; 16,1] o tutta la comunità universale dei credenti [1Cor 15,9; Gal 1,13; Fil 3,6]. Di fatto questi tre significati sono inseparabili. La “Chiesa” è il popolo che Dio raduna nel mondo intero. Essa esiste nelle comunità locali e si realizza come assemblea liturgica, soprattutto eucaristica. Essa vive della Parola e del Corpo di Cristo, divenendo così essa stessa corpo di Cristo. (CCC 153) Quando san Pietro confessa che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, Gesù gli dice: “Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16,17) [Gal 1,15-16; Mt 11,25]. La fede è un dono di Dio, una virtù soprannaturale da Lui infusa. “Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia "a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità"” [Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 5]. (CCC 442) Non è la stessa cosa per Pietro quando confessa Gesù come “il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16), perché Gesù risponde con solennità: “Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16,17). Parallelamente Paolo, a proposito della sua conversione sulla strada di Damasco, dirà: “Quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani…(Gal 1,15-16). “Subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio” (At 9,20). Questo sarà fin dagli inizi [1Ts 1,10] il centro della fede apostolica [Gv 20,31] professata prima di tutti da Pietro quale fondamento della Chiesa [Mt 16,18]. (CCC 659) “Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio” (Mc 16,19). Il corpo di Cristo è stato glorificato fin dall'istante della sua Risurrezione, come lo provano le proprietà nuove e soprannaturali di cui ormai gode in permanenza [Lc 24,31; Gv 20,19.26]. Ma durante i quaranta giorni nei quali egli mangia e beve familiarmente con i suoi discepoli [At 10,41] e li istruisce sul Regno [At 1,3], la sua gloria resta ancora velata sotto i tratti di una umanità ordinaria [Mc 16,12; Lc 24,15; Gv 20,14-15; 21,4]. L'ultima apparizione di Gesù termina con l'entrata irreversibile della sua umanità nella gloria divina simbolizzata dalla nube [At 1,9; Lc 9,34-35; Es 13,22] e dal cielo [Lc 24,51] ove egli siede ormai alla destra di Dio [Mc 16,19; At 2,33; 7,56; Sal 110,1]. In un modo del tutto eccezionale ed unico egli si mostrerà a Paolo “come a un aborto” (1Cor 15,8) in un'ultima apparizione che costituirà Apostolo Paolo stesso [1Cor 9,1; Gal 1,16].

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