Gaudium et spes n. 27 e commento CCC
27. Rispetto della persona umana.
Azioni vergognose che guastano la civiltà e disonorano: condizioni di vita subumana, incarcerazioni arbitrarie
[n. 27c7] [Sono certamente vergognose, guastano la
civiltà umana, disonorano coloro che così si comportano più ancora che quelli
che le subiscono e ledono grandemente l'onore del Creatore] le condizioni
di vita subumana, le incarcerazioni arbitrarie,
(CCC 2259) La Scrittura, nel
racconto dell'uccisione di Abele da parte del fratello Caino [Gen 4,8-12],
rivela, fin dagli inizi della storia umana, la presenza nell'uomo della collera
e della cupidigia, conseguenze del peccato originale. L'uomo è diventato il
nemico del suo simile. Dio dichiara la scelleratezza di questo fratricidio:
“Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora
sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il
sangue di tuo fratello” Gen 4,10-11). (CCC 2267)
L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno
accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso
alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere
efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani. Se invece i
mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall'aggressore e per proteggere
la sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi
sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più
conformi alla dignità della persona umana. Oggi, infatti, a seguito delle
possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine
rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli definitivamente
la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del
reo “sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti”
[Giovanni Paolo II, Evangelium vitae,
56].