Gaudium et spes n. 31 e commento CCC
31. Responsabilità e partecipazione.
Futuro dell'umanità: trasmettere alle generazioni future ragioni di vita e speranza
[n. 31f] Si deve tuttavia tener conto delle condizioni
concrete di ciascun popolo e della necessaria solidità dei pubblici poteri.
Affinché poi tutti i cittadini siano spinti a partecipare alla vita dei vari
gruppi di cui si compone il corpo sociale, è necessario che trovino in essi dei
valori capaci di attirarli e di disporli al servizio degli altri. Si può
pensare legittimamente che il futuro dell'umanità sia riposto nelle mani di
coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di
vita e di speranza.
(CCC 2438) Varie cause, di natura religiosa, politica,
economica e finanziaria danno oggi “alla questione sociale […] una dimensione
mondiale” [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo
rei socialis, 9]. Tra le nazioni, le cui politiche sono già
interdipendenti, è necessaria la solidarietà. E questa diventa indispensabile
allorché si tratta di bloccare “i meccanismi perversi” che ostacolano lo
sviluppo dei paesi meno progrediti [Ibid.,
17; 45]. A sistemi finanziari abusivi se non usurai [Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Centesimus annus, 35], a
relazioni commerciali inique tra le nazioni, alla corsa agli armamenti si deve
sostituire uno sforzo comune per mobilitare le risorse verso obiettivi di
sviluppo morale, culturale ed economico, “ridefinendo le priorità e le scale di
valori, in base alle quali si decidono le scelte” [Ibid., 28]. (CCC 2439) Le nazioni
ricche hanno una grave responsabilità morale nei confronti di quelle che da
se stesse non possono assicurarsi i mezzi del proprio sviluppo o ne sono state
impedite in conseguenza di tragiche vicende storiche. Si tratta di un dovere di
solidarietà e di carità; ed anche di un obbligo di giustizia, se il benessere
delle nazioni ricche proviene da risorse che non sono state equamente pagate. (CCC
2440) L'aiuto diretto costituisce una
risposta adeguata a necessità immediate, eccezionali, causate, per esempio, da
catastrofi naturali, da epidemie, ecc. Ma esso non basta a risanare i gravi
mali che derivano da situazioni di miseria, né a far fronte in modo duraturo ai
bisogni. Occorre anche riformare le
istituzioni economiche e finanziarie internazionali perché possano
promuovere rapporti equi con i paesi meno sviluppati [Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Sollicitudo rei socialis, 16].
E' necessario sostenere lo sforzo dei paesi poveri che sono alla ricerca del
loro sviluppo e della loro liberazione [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 26]. Questi principi
vanno applicati in una maniera tutta particolare nell'ambito del lavoro
agricolo. I contadini, specialmente nel terzo mondo, costituiscono la massa
preponderante dei poveri.