Gaudium et spes n. 37 e commento CCC
37. L'attività umana corrotta dal peccato.
Vanità e malizia stravolgono l'operosità in strumento di peccato
[n. 37c] Per questo la Chiesa di Cristo, fiduciosa nel
piano provvidenziale del Creatore, mentre riconosce che il progresso umano può
servire alla vera felicità degli uomini, non può tuttavia fare a meno di far
risuonare il detto dell'Apostolo: «Non vogliate adattarvi allo stile di questo
mondo» (Rm12,2) e cioè a quello spirito di vanità e di malizia che stravolge in
strumento di peccato l'operosità umana, ordinata al servizio di Dio e
dell'uomo.
(CCC 1050) “Infatti i beni
della dignità dell’uomo, della comunione fraterna e della libertà, cioè tutti
questi buoni frutti della natura e della nostra operosità, dopo che li avremo
diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li
ritroveremo poi di nuovo, ma purificati da ogni macchia, illuminati e
trasfigurati, allorquando Cristo rimetterà al Padre il Regno eterno e
universale” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 39]. Dio allora sarà
“tutto in tutti” (1Cor 15,28), nella vita
eterna: “La vita, nella sua stessa realtà e verità, è il Padre, che
attraverso il Figlio nello Spirito Santo, riversa come fonte su tutti noi i
suoi doni celesti. E per la sua bontà promette veramente anche a noi uomini i
beni divini della vita eterna” [San Cirillo di Gerusalemme, Catecheses illuminandorum, 18, 29: PG
33, 1049]. (CCC 1047) Anche l'universo
visibile, dunque, è destinato ad essere trasformato, “affinché il mondo stesso,
restaurato nel suo stato primitivo, sia, senza più alcun ostacolo, al servizio
dei giusti” [Sant'Ireneo di Lione, Adversus
haereses, 5, 32, 1: PG 7, 1210], partecipando alla loro glorificazione in
Gesù Cristo risorto.