Commento CCC a YouCat Domanda n. 192 - Parte IV.
YOUCAT Domanda n. 192 - Parte IV. Può la Chiesa modificare e rinnovare la liturgia?
(Risposta Youcat ripetizione)
Ci
sono parti modificabili e parti immodificabili della Liturgia. Immodificabile è
tutto ciò che è di origine divina, come ad esempio le parole di Gesù in
occasione dell’ultima cena. Accanto a queste ci sono parti modificabili, che la
Chiesa talvolta deve addirittura modificare. Il mistero di Cristo deve essere
annunciato, celebrato e vissuto in tutti i tempi; per questo la liturgia deve
corrispondere allo spirito e alla cultura di tutti i popoli.
Riflessione e approfondimenti
(Commento CCC) (CCC
1204) La celebrazione della liturgia deve quindi corrispondere al genio e alla
cultura dei diversi popoli [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 37-40]. Affinché
il mistero di Cristo sia “rivelato […] a tutte le genti perché obbediscano alla
fede” (Rm 16,26), esso deve essere annunziato, celebrato e vissuto in tutte le
culture, così che queste non vengono abolite, ma recuperate e portate a
compimento grazie ad esso [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendae, 53]. La moltitudine dei figli di Dio, infatti,
ha accesso al Padre, per rendergli gloria, in un solo Spirito, con e per mezzo
della propria cultura umana, assunta e trasfigurata da Cristo.
Per meditare
(Commento Youcat) Gesù ha raggiunto tutto l’uomo, la sua
mente e il suo intelletto, il suo cuore e la sua volontà; esattamente questo è
quello che egli vuole anche nella
Liturgia. Per questo essa ha in Africa aspetti diversi da quelli che ha
in Europa, nelle case per anziani ha tratti diversi che nelle giornate mondiali
della gioventù e nelle parrocchie diversi che nei conventi. Ma deve essere
sempre riconoscibile che si tratta dell’unica liturgia dell’unica Chiesa
diffusa in tutto il mondo.
(Commento CCC) (CCC
1206) “La diversità liturgica può essere fonte di arricchimento, ma può anche
provocare tensioni, reciproche incomprensioni e persino scismi. In questo campo
è chiaro che la diversità non deve nuocere all'unità. Essa non può esprimersi
che nella fedeltà alla fede comune, ai segni sacramentali, che la Chiesa ha
ricevuto da Cristo, e alla comunione gerarchica. L'adattamento alle culture
esige anche una conversione del cuore e, se è necessario, anche rotture con
abitudini ancestrali incompatibili con la fede cattolica” [Giovanni Paolo II,
Lett. ap. Vicesimus quintus annus,
16]. (Fine)