Quinta Domenica Tempo Ordinario A: risplenda la vostra luce davanti agli uomini
Quinta Domenica Tempo Ordinario A: risplenda la vostra luce davanti agli uomini
In questa quinta
domenica il Signore ci propone il tema della luce, molto frequente nelle
Scritture. La luce è la veste
sfolgorante di Dio, il cui splendore è insostenibile dai nostri occhi di carne.
Cristo, luce del mondo, nella Trasfigurazione
si mostrò ai suoi discepoli risplendente di luce divina. Egli riveste anche noi
della sua luce divina, mediante la sua grazia, rendendo anche noi luce del mondo, perché compiamo le sue opere:
opere della luce.
Ascoltiamo la Parola di Dio
Is 58, 7-10: “Così dice il Signore: 7Non consiste forse [il digiuno che
voglio] nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri,
senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? 8Allora
la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti
a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. 9Allora
invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà:
"Eccomi!". Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il
dito e il parlare empio, 10se aprirai il tuo cuore all'affamato, se
sazierai l'afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la
tua tenebra sarà come il meriggio.”
1Co 2, 1-5: “Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi
il mistero di Dio con l'eccellenza della parola o della sapienza. 2Io
ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo
crocifisso. 3Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e
trepidazione. 4La mia parola e la mia predicazione non si basarono
su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e
della sua potenza, 5perché la vostra fede non fosse fondata sulla
sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
Mt 5, 13-16: “13In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi siete
il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà
salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.14Voi
siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte,
15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul
candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così
risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere
buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.
Meditiamo con lo Spirito Santo
La prima lettura, dal
Terzo Isaia, ricorda ai credenti che
quanti s’impegnano nelle “opere di
giustizia” risplendono della luce del Signore. Nell’Antico Testamento il termine “opere
di giustizia” indicava quello che il Nuovo
Testamento definisce: “opere di
carità”. Tra esse vi sono: dividere
il pane con gli affamati; introdurre in casa miseri e senza tetto; vestire chi
è nudo; consolare quanti sono afflitti nel cuore ecc. Il Signore ci ricorda che
facendo ciò: diventiamo luce che brilla nelle
tenebre; illuminiamo come aurora; splendiamo come pieno meriggio. Allora, se
lo invochiamo ci risponde e ci segue con la sua gloria.
Nella prima lettera ai Corinzi, San Paolo mostra
alcune forme di carità e di buone opere spirituali. Sapendo che il Signore gli
aveva affidato il compito di annunziare Cristo,
il suo Vangelo e i suoi Misteri, e Paolo s’impegnava a predicarli
con tutte le sue forze e lo faceva in modo che tutti potessero capirli. Non usava,
quindi, forme letterarie eleganti e raffinate, ma parole semplici e immediate,
fondate solo sulla potenza dello Spirito,
perché entrassero nei cuori.
Sapendo che il Signore predilige fra i suoi
ascoltatori i poveri, i piccoli e gli umili, annunciava loro i Misteri del Regno, senza ricorrere a parole eccellenti, a frasi forbite e a “discorsi umanamente persuasivi”. Annunciava,
invece, il Cristo Crocifisso,
basandosi solo sulla potenza dello Spirito Santo, perché la fede dei suoi
ascoltatori si basasse sulla semplicità e sull’amore di Dio anziché sulla
sapienza umana. Neppure noi dobbiamo dimenticare, che sempre e ovunque, ad operare
il pentimento e le conversioni, a trasformare l’esistenza umana, a guidare le
persone e l’umanità sulle vie della salvezza, sono soltanto il Padre, il Figlio
Gesù Cristo e lo Spirito Santo.
Gesù in particolare, per noi è tutto: sapienza, potenza, saggezza, santità,
salvezza, redenzione. Nel Vangelo di oggi, Gesù completa l’insegnamento
che abbiamo già ascoltato domenica scorsa, nel quale approfondisce chi siamo e che cosa dobbiamo fare. Presenta, perciò due esempi
molto significativi, mediante due immagini suggestive: il sale della terra e la luce
del mondo.
Nell’Antico Testamento
il sale aveva diversi significati. Uno, negativo, era legato all’eccessiva salinità
del Mar Morto, che non consentiva alcuna
forma di vita. La sua sterilità, simile a quella del deserto, era legata anche ai
peccati e alla maledizione di Sodoma e Gomorra (Deut 29, 22). Vi era pure un significato positivo, perché il sale è
necessario alla vita. Il mare salato pullula di vita utile e benefica. I libri
sapienziali ricordano che senza di esso non si può vivere (Sir 39, 26). Il sale dà sapore ai cibi (Gb 6, 6) e soprattutto preserva dalla corruzione e purifica (1Cor 3,13). Con l’esempio del sale Gesù
indica ai suoi discepoli il grande compito e l’ingente responsabilità di
preservare l’umanità dalla corruzione del peccato, di purificare le menti, di
conservare i cuori nella salvezza e nella santità.
L’altro grande simbolo citato
da Gesù è la luce. Il primo libro della Scrittura, Genesi, presenta la luce come il primo gesto iniziale del Creatore, che dissolve le tenebre del
caos e illumina l’universo. L’ultimo libro, l’Apocalisse, presenta invece la luce che emana da Dio e dall’Agnello, come conclusione finale che inonda di splendore la Gerusalemme celeste, dimora definitiva
di Dio e dei suoi eletti, che non hanno più bisogno delle altre luci: sole,
luna e astri. La luce è la veste sfolgorante di Dio, il cui splendore è insostenibile
dai nostri occhi di carne.
Cristo, luce del mondo, rivestendoci della sua luce,
rende anche noi luce del mondo. Diventati
figli della luce, dobbiamo risplendere della luce di Cristo, per cui la nostra
vita può e deve essere un cammino di luce, per giungere a splendere pienamente
di luce eterna e divina. Per farci camminare nella sua luce, il Signore ci dona
la sua Parola di luce e di Vita Eterna.
Essa è luce ai nostri passi e lampada sul
nostro cammino. Seguendola non cadremo mai nelle tenebre o nelle ombre di
morte. Chiediamo al Signore che la sua luce illumini sempre i nostri cuori e i
nostri volti e irradi sui nostri fratelli gli splendori dell’amore e della
carità.
Preghiamo con la Liturgia e la Chiesa
La preghiera nostra e della Chiesa, famiglia di Dio, è
duplice. Chiede al Signore di custodirci con la sua protezione e la sua grazia
che fondano la nostra speranza: “Custodisci
sempre con paterna bontà la tua famiglia, Signore, e poiché unico fondamento
della nostra speranza è la grazia che viene da te, aiutaci sempre con la tua
protezione”. Chiede, inoltre, il vero spirito evangelico che, mediante la
fede e la carità, faccia di noi veramente: luce e sale della terra. “O Dio, che nella follia della croce
manifesti quanto è distante la tua sapienza dalla logica del mondo, donaci il
vero spirito del vangelo, perché ardenti nella fede e instancabili nella carità
diventiamo luce e sale della terra”.
Nel porgere le nostre offerte chiediamo che pane e vino
diventino sacramento di vita eterna, che ci unisce a Cristo per portare con
gioia frutti di vita eterna e per salvare il mondo: “Il pane e il vino che hai creato, Signore, a sostegno della nostra
debolezza, diventino per noi sacramento di vita eterna”. “O Dio, che ci hai resi partecipi di un solo
pane e di un solo calice, fa’ che uniti al Cristo in un solo corpo portiamo con
gioia frutti di vita eterna per la salvezza del mondo”.
GUALBERTO GISMONDI OFM