Domenica delle Palme e della Passione del Signore: ogni lingua proclami che Gesù Cristo è Signore!
Domenica delle Palme e della Passione del Signore: ogni lingua proclami che Gesù Cristo è Signore!
La Domenica delle
Palme e della Passione del Signore
unisce insieme due antiche tradizioni della Chiesa. Una, a Gerusalemme, celebrava
e celebra il trionfo di Gesù, acclamato Messia dagli abitanti della Città Santa.
L’altra, nelle Chiese di Roma, proclamava e proclama in modo solenne e integrale
il Vangelo della Passione di Cristo durante la Messa. Entrambe sono celebrate fin dall’antichità.
La liturgia ha poi unito insieme le due tradizioni. La processione solenne precede
la Messa, la lettura solenne e integrale della Passione avviene durante la
Messa, nel seguente ordine. Anno A, Vangelo di Matteo: 26,14 – 27,66; anno B,
Vangelo di Marco: 14,1 – 15,47; anno C, Vangelo di Luca 22,14 – 23,56. Il
Vangelo di Giovanni 18,1 – 19,42, è letto nella celebrazione liturgica della
Passione, nel Venerdì Santo.
Ascoltiamo la Parola di Dio
Is 50, 4-7: “4Il
Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io
ascolti come i discepoli. 5Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e
io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. 6Ho
presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi
strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. 7Il
Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la
mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso”.
Fil 2, 6-11: “6Cristo Gesù,
pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come
Dio; 7ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, 8umiliò
se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. 9Per
questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, 10perché
nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è Signore!, a gloria di Dio
Padre”.
Vangeli della Passione. A: Mt 26,14 – 27,66;
(B: Mc 14,1 – 15,47; C: Lc 22,14 – 23,56).
Meditiamo con l’aiuto dello Spirito Santo
La prima lettura della Messa presenta il misterioso “Servo del Signore”, uomo “giusto” che, come molti altri Profeti, subisce
molte sofferenze e angosce. Essendo un “uomo
della Parola”, annuncia il messaggio divino a quanti sono scoraggiati e
depressi. Egli, però, è circondato da nemici malvagi e beffardi che non lo
ascoltano ma lo deridono e oltraggiano. Questa situazione anticipa profeticamente ciò che, molti
secoli dopo, il Figlio di Dio subirà nella sua passione: disprezzo, percosse,
insulti, sputi, flagellazione, spartizione delle vesti, sorteggio della tunica,
uccisione. Molto significativo è il fatto che questo futuro Servo del Signore andrà incontro a tali
trattamenti, consapevolmente e liberamente, senza resistere, né tirarsi
indietro. Questa profezia, quindi, anticipa le sofferenze e le umiliazioni di
Gesù, che ha conferito loro nuovi significati molto più ampi e profondi e valori
totalmente inediti. Ha trasformato, infatti, in situazioni di elezione, proprio
quelle realtà dalle quali noi tutti fuggiamo, perché le temiamo, le rifiutiamo e
ripudiamo. La seconda lettura ci spiega le ragioni del comportamento di questo Servo del Signore. La misteriosa persona
che assume la condizione di servo, si fa simile agli uomini, si umilia e si fa
obbediente fino alla morte di croce, è il Figlio
Unigenito, il Signore Gesù Cristo.
Il Padre ce lo ha donato e inviato a salvarci e lo glorificherà sopra ogni
altro. In seguito a ciò, la Pasqua di
Cristo attua il grande movimento di ascesa che porta il Cristo dalla profonda
umiliazione alla piena esaltazione. In lui, nostro
Redentore, nostro Salvatore, Crocifisso per noi, scopriamo il mistero
del fecondo amore divino, che salva e santifica mediante il suo dolore, sofferenze,
umiliazione e morte. Ciò che Gesù profetizzò di sé, “Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me”, si è totalmente avverato.
Paolo ne ha fatto l’elemento costante della sua predicazione, annunciando ai
singoli e alle comunità che: “è
necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio”
(At 14, 22). Noi discepoli, che crediamo in Gesù, abbiamo imparato da lui che tutte
le tribolazioni e difficoltà che condividiamo col Figlio di Dio fatto uomo devono, anzitutto e soprattutto, essere
offerte con amore, perché ogni lingua possa riconoscere e proclamare che: il Signore Gesù Cristo è il nostro Salvatore e
Redentore, a gloria di Dio Padre!
Anno A: Cenni per leggere la Passione di N.S. Gesù Cristo, secondo Matteo
I vangeli sinottici che descrivono la Passione di Gesù, si alternano in tre anni. Matteo esprime gli episodi
più significativi di Gesù, come incondizionato protagonista della nostra
salvezza. Vediamone i diversi momenti. Nella
cena pasquale (26, 14-35), Gesù celebra
il mistero della sua continua e amorosa presenza in mezzo a noi, suo popolo. Nel Getsemani (26,36-46), Gesù esprime il modello del perfetto
orante e sofferente. La sua dolorosa “agonia”
rappresenta il dolore che, sovente, la
ricerca e l’accettazione della volontà del Padre celeste comportano per ognuno
di noi. Al momento del suo arresto, Gesù manifesta il suo incrollabile amore
e la volontà di perdono, di non violenza e di pace. Davanti alle autorità e al popolo, nel processo inscenato dal
Sinedrio, Gesù dichiara solennemente la
sua messianicità, regalità e divinità, asserendo: “D’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio e
venire sulle nubi del cielo” (26,57-75). Di fronte a queste sue rivelazioni
il contrasto e rifiuto d’Israele si fa ancora più tragico. Davanti all’autorità romana che vorrebbe liberarlo (27,15-22) Gesù,
Autore e Signore della vita subisce il massimo affronto di vedersi preferire
un assassino: Barabba. Gesù soffre
anche dai pagani. Pilato lo condanna per indifferenza, cinismo e opportunismo.
Sua moglie, invece, sente compassione per Gesù e lo difende invano. Per i
Giudei, il riconoscimento ufficiale dell’autorità pubblica che Gesù è il Re dei Giudei è tragico e sarcastico. Davanti alla sua
Croce, Gesù ha bestemmiatori disumani,
rozzi e beffardi (27,39-44). Matteo ricorda: le molte donne pietose; la confessione
del Centurione divenuto credente: “Davvero
costui era Figlio di Dio”; i morti usciti dai sepolcri. L’umanità liberata
da Cristo; quella che rimane schiava dell’odio e dei pregiudizi, la natura
colpita dalle tenebre e dal terremoto sono tutti segni profondi e scenari
grandiosi sui quali meditare con amorosa attenzione.
Preghiamo con la Liturgia della Chiesa
Con la prima orazione chiediamo al Signore di aver sempre
presente la passione del suo Figlio, modello della nostra vita, per poter
partecipare alla gloria della sua risurrezione: “Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il
Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di
croce, fa’ che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua
passione, per partecipare alla gloria della risurrezione”.
La preghiera sulle offerte c’ispira a domandare al Signore
che, per la Passione del suo Figlio, la
sua misericordia affretti il suo perdono su di noi: “Dio onnipotente, la passione del tuo unico Figlio affretti il giorno
del tuo perdono: non lo meritiamo per le nostre opere, ma l’ottenga dalla tua
misericordia questo unico mirabile sacrificio”.
Nutriti dall’Eucaristia, chiediamo al Padre che per la morte
e risurrezione del suo Figlio possiamo non solo credere e sperare nei beni
eterni ma anche raggiungerli, come nostro fine supremo: “O Padre, che ci hai nutriti con i tuoi santi doni, e con la morte del
tuo Figlio ci fa sperare nei beni in cui crediamo, fa’ che per la sua
risurrezione possiamo giungere al meta della nostra speranza”.
GUALBERTO GISMONDI