Giovedì Santo - Cena del Signore – Messa vespertina: “Fate questo in memoria di me”



Giovedì Santo - Cena del Signore – Messa vespertina: “Fate questo in memoria di me”


Al suo tempo, il Signore Gesù segnò l’inizio della sua Passione con la sua Cena. Nella vita della Chiesa, al Giovedì Santo, l’Eucarestia o Cena del Signore segna l’inizio e l’apertura del “Triduo Pasquale”, ricordando e rivivendo tutto quello che Gesù visse e attuò. Il Figlio di Dio fatto uomo era ormai giunto al momento in cui avrebbe donato la propria vita, immolandosi nel grande sacrificio espiatorio sulla croce, offerto per salvare tutte le persone, i popoli e le nazioni, l’umanità e il mondo intero. Volle stabilirlo, perciò, in forma di cena, ossia del convito eucaristico, perché il convito è il segno sacramentale perfetto del suo infinito amore, la manifestazione perenne della sua carità e la fonte eterna di ogni salvezza e santificazione.  

Ascoltiamo la Parola di Dio  


Es 12, 1-8. 11-14: 1“In quei giorni il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d'Egitto: 2"Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno. 3Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. 4Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si unirà al suo vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne. 5Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre 6e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto. 7Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, nelle quali  lo mangeranno. 8In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. 11Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore! 12In quella notte io passerò per la terra d'Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d'Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore! 13Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà tra voi flagello di sterminio, quando io colpirò la terra d'Egitto. 14Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne”.

1Cor 11, 23-26: “Fratelli, 23Io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane 24e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". 25Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me". 26Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga”.

 Gv  13, 1-15: “1Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. 2Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, 3Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. 5Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?". 7Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo". 8Gli disse Pietro: "Tu non mi laverai i piedi in eterno!". Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me". 9Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!". 10Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti". 11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "Non tutti siete puri". 12Quando dunque ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Capite quello che ho fatto per voi? 13Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”.    

Meditiamo con l’aiuto dello Spirito Santo 


Come la cena del Signore segnò l’inizio della Passione, così l’eucarestia vespertina del Giovedì Santo segna l’apertura del “Triduo Pasquale”. Gesù si avvia a donare la sua vita in sacrificio espiatorio, per salvare ogni persona e tutta l’umanità. Stabilisce, perciò, un cena, ossia il convito eucaristico, come rito conviviale che sia simbolo perfetto del suo infinito amore, manifestazione perenne e fonte eterna della sua carità. Poiché l’Eucaristia è nata da quest’amore di Cristo, deve celebrarsi nel suo amore e generare sempre nuovo amore. La Pasqua di Cristo attua completamente le profezie sulla nuova alleanza, nello Spirito di Dio (Ger 31, 31-34). Nel ricordare questo convito che precedette la Passione, si pone in particolar luce l’esempio di Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli. Nel Giovedì Santo la liturgia rilegge tutti gli eventi più significativi dell’Antica Alleanza, interpretandoli alla nuova luce degli ultimi eventi vissuti da Cristo. 
Nell’Antico Testamento le famiglie si dovevano riunire al tramonto, per mangiare l’agnello pasquale privo di ogni difetto. Oggi al tramonto, la grande famiglia della Chiesa si riunisce attorno all’Agnello di Dio, vittima senz’alcun difetto, per consumare la sua carne che è il pane eucaristico. Nell’Antico Testamento, i commensali, come viandanti pronti a partire, dovevano avere fianchi cinti, sandali ai piedi, bastone in mano. Oggi, quanti ricevono il pane eucaristico devono tenersi sempre pronti a camminare nel mondo come viandanti, a servire il Signore e il prossimo. 
Nell’Antico Testamento, il sangue dell’agnello segnava le porte per proteggere i figli d’Israele. Oggi, il sangue versato per noi dal Signore ci protegge dai nemici, da ogni male, dal peccato e dalla morte. Il rito antico, rinnovato in Cristo, è diventato il culto perenne che tutte le generazioni devono vivere. In questo mondo, i credenti sono e saranno sempre dei pellegrini in cammino, pronti a servire. 
Dai tempi di Gesù, la fedeltà a questo modello rinnova la Pasqua in ogni generazione e la mantiene viva. Nella Nuova Alleanza la fedeltà nasce soprattutto dal comandamento di Gesù: Fate questo in memoria di me. Attuandolo, ci manteniamo in comunione con Cristo e con la sua Pasqua. I termini di: “Festa” “Memoriale”, “Rito perenne”, indicano bene l’attuazione liturgica del dono supremo di sé che Gesù ha compiuto per la nostra salvezza, per renderci santi e immacolati nell’amore, per farci capaci di amare come lui ci ha amato e continua ad amarci.     

Preghiamo con la Liturgia della Chiesa 


Chiediamo al Signore di poter attingere dalla partecipazione alla santa Cena eucaristica, nuovo eterno sacrificio e convito d’amore, pienezza di carità e di vita: “O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena nella quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del tuo amore, fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita”. 
Chiediamogli, poi, che la nostra redenzione si compia ogni volta che celebriamo questo memoriale e questo mistero del suo sacrificio: “Concedi a noi tuoi fedeli, Signore, di partecipare degnamente ai santi misteri, perché ogni volta che celebriamo questo memoriale del sacrificio del Signore, si compie l’opera della nostra redenzione”. 
Infine chiediamogli che, nutriti alla sua cena, possiamo divenire suoi commensali al banchetto glorioso del cielo. “Padre Onnipotente, che nella vita terrena ci nutri alla cena del tuo Figlio, accoglici come tuoi commensali al banchetto glorioso del cielo”.  

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