Commento CCC a YouCat Domanda n. 381
YOUCAT Domanda n. 381 – Perché la Chiesa si oppone alla pena di morte?
(Risposta Youcat) La
Chiesa si impegna contro la pena di morte perché essa è «atroce quanto non
necessaria» (Giovanni Paolo II, St. Louis, 27.01.99).
Riflessione e
approfondimenti
(Commento CCC) (CCC
2266) Corrisponde ad un'esigenza di tutela del bene
comune lo sforzo dello Stato inteso a contenere il diffondersi di comportamenti
lesivi dei diritti dell'uomo e delle regole fondamentali della convivenza
civile. La legittima autorità pubblica ha il diritto ed il dovere di infliggere
pene proporzionate alla gravità del delitto. La pena ha innanzi tutto lo scopo
di riparare il disordine introdotto dalla colpa. Quando è volontariamente
accettata dal colpevole, essa assume valore di espiazione. La pena poi, oltre
che a difendere l'ordine pubblico e a tutelare la sicurezza delle persone, mira
ad uno scopo medicinale: nella misura del possibile, essa deve contribuire alla
correzione del colpevole.
Per meditare
(Commento Youcat) Ogni Stato di
diritto ha in via di principio anche la facoltà di punire in maniera
proporzionale al reato. Nella Evangelium
Vitae (1995) il papa non sostiene che la pena di morte sia in ogni caso
inaccettabile e ingiusta; privare un criminale della vita è una misura estrema
cui uno Stato deve ricorrere solo «in casi di assoluta necessità». Questa
necessità si ha quando non c'è alcun altro mezzo per difendere la società umana
se non l'uccisione del colpevole. Ma questi casi, dice Giovanni Paolo II, «sono
talmente rari da essere quasi inesistenti».
(Commento CCC) (CCC
2267) L'insegnamento tradizionale della Chiesa non
esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità
del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via
praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di
esseri umani. Se invece i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere
dall'aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l'autorità si
limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni
concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.
Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per
reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha
commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi
di assoluta necessità di soppressione del reo “sono ormai molto rari, se non
addirittura praticamente inesistenti” [Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 56].