Commento CCC a YouCat Domanda n. 383 – Parte IV.
YOUCAT Domanda n. 383 – Parte IV. Perché l'aborto non è accettabile in nessuna fase dello sviluppo di un embrione?
(Risposta Youcat – ripetizione) La vita, che è donata da Dio, è proprietà di Dio; è sacra fin dal primo
istante e non può essere sottoposta a nessun intervento umano. «Prima di
formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce,
ti ho consacrato» (Ger 1, 5).
Riflessione e
approfondimenti
(Commento CCC) (CCC
2273 c) Come conseguenza del rispetto e della
protezione che vanno accordati al nascituro, a partire dal momento del suo
concepimento, la legge dovrà prevedere appropriate sanzioni penali per ogni
deliberata violazione dei suoi diritti” [Donum
vitae, 3].
Per meditare
(Commento Youcat) Solo Dio è
Signore della vita e della morte; la «mia» vita non mi appartiene neppure per
un istante; ogni bambino ha diritto alla vita fin dal concepimento; fin
dall'inizio l'essere umano non ancora nato è una persona che nessuno può
privare dei suoi diritti, neppure il medico e neppure la madre. La chiarezza
della Chiesa in questa materia non è mancanza di misericordia; la Chiesa
desidera piuttosto richiamare l'attenzione sul danno irreparabile che viene
arrecato al bambino, che viene ucciso innocente, ai suoi genitori e a tutta la
società. Proteggere la vita innocente rientra anche fra i compiti precipui
dello Stato; se uno Stato si sottrae a questo compito, mina i fondamenti stessi
dello Stato di diritto.
(Commento CCC) (CCC
2274) L'embrione, poiché fin dal concepimento deve
essere trattato come una persona, dovrà essere difeso nella sua integrità,
curato e guarito, per quanto è possibile, come ogni altro essere umano. La diagnosi prenatale è moralmente lecita,
se “rispetta la vita e l'integrità dell'embrione e del feto umano ed è
orientata alla sua salvaguardia o alla sua guarigione individuale […]. Ma essa
è gravemente in contrasto con la legge morale quando contempla l'eventualità,
in dipendenza dai risultati, di provocare un aborto: una diagnosi […] non deve
equivalere a una sentenza di morte” [Congregazione per la Dottrina della Fede,
Istr. Donum vitae, 1, 2].