Commento CCC a YouCat Domanda n. 506 + Lunedì TO 6 sett.



YOUCAT Domanda n. 506 – Parte III.  La preghiera è una sorta di dialogo interiore?


(Risposta Youcat – ripetizione) Caratteristica della preghiera è proprio quella di passare dall'io al tu, dall'autoreferenzialità all'apertura verso altri. Chi prega davvero può sperimentare direttamente che Dio gli parla - e che spesso parla in modo diverso da come noi vorremmo e ci aspetteremmo.

Riflessione e approfondimenti

(Commento CCC) (CCC 2746) Quando la sua Ora è giunta, Gesù prega il Padre [Gv 17]. La sua preghiera, la più lunga trasmessaci dal Vangelo, abbraccia tutta l'Economia della creazione e della salvezza, come anche la sua morte e la sua risurrezione. La preghiera dell'Ora di Gesù rimane sempre la sua preghiera, così come la sua pasqua, avvenuta “una volta per tutte”, resta presente nella liturgia della sua Chiesa.

Per meditare

(Commento Youcat) Coloro che hanno esperienza di preghiera raccontano che spesso si termina una preghiera con spirito diverso da quello con cui la si è cominciata. Talvolta vengono soddisfatte delle aspettative: si è tristi e si viene consolati, si è depressi e si riceve nuova vita. Può tuttavia capitare di voler dimenticare qualche angoscia, e si ricada invece in un'inquietudine ancora maggiore; che si desideri restare tranquilli e invece si riceva da Dio un incarico. Un vero incontro con Dio, che ogni volta si rinnova nella preghiera, può contraddire le aspettative che nutriamo nei confronti di Dio stesso o della preghiera.

(Commento CCC) (CCC 2747) La tradizione cristiana a ragione la definisce la “preghiera sacerdotale” di Gesù. E' quella del nostro Sommo Sacerdote, è inseparabile dal suo sacrificio, dal suo “passaggio” [pasqua] al Padre, dove egli è interamente “consacrato” al Padre [Gv 17,11. 13.19]. (CCC 2748) In questa preghiera pasquale, sacrificale, tutto è “ricapitolato” in lui: [Ef 1,10] Dio e il mondo, il Verbo e la carne, la vita eterna e il tempo, l'amore che si consegna e il peccato che lo tradisce, i discepoli presenti e quelli che per la loro parola crederanno in lui, l'annientamento e la gloria. E' la preghiera dell'Unità. 

(Prossima domanda: Perché talvolta si sperimenta che la preghiera non è di aiuto?)



Lunedì


Oggi inizia la Lettera di Giacomo. Essa spiega che i credenti incontrano nella vita numerose prove, perché servono alla fede che produce la pazienza, che rende integri e perfetti, completando l'opera di Dio. Ai farisei, che chiedono sempre segni senza convertirsi mai, Gesù riponde che non darà alcun segno.

 

Ascoltiamo la Parola di Dio


Gc 1, 1-11: 1Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, alle dodici tribù che sono nella diaspora, salute. 2Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, 3sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. 4E la pazienza completi l'opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla.5Se qualcuno di voi è privo di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti con semplicità e senza condizioni, e gli sarà data. 6La domandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all'onda del mare, mossa e agitata dal vento. 7Un uomo così non pensi di ricevere qualcosa dal Signore: 8è un indeciso, instabile in tutte le sue azioni.9Il fratello di umili condizioni sia fiero di essere innalzato, 10il ricco, invece, di essere abbassato, perché come fiore d'erba passerà. 11Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l'erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce. Così anche il ricco nelle sue imprese appassirà.

Mc 8, 11-13: In quel tempo, 11vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. 12Ma egli sospirò profondamente e disse: “Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno”. 13Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.

Meditiamo con lo Spirito Santo


La lettera di Giacomo spiega perché i credenti devono affrontare prove nella loro vita, da accoglierle con gioia. Accolte con fede esse generano la pazienza, che completa l'opera di Dio rendendoli integri e perfetti. Tuttavia, perché ciò avvenga, è necessaria anche la sapienza, che dobbiamo domandare a Dio con semplicità, perché ce la doni.
Egli la dona a tutti coloro che la chiedono con fede e senza esitare, perché chi esita somiglia a le onde del mare agitate dal vento. Tuttavia, non basta neppure non esitare, perché nelle nostre azioni dobbiamo evitare anche ogni indecisione e instabilità. 
S. Giacomo invita, quindi, a non temere se siamo di umile condizione, perché il Signore ama e innalza gli umili. Sono i ricchi a dover temere, perché il Signore abbassa le loro imprese, come fiori ed erba che il sole appassisce, secca, fa cadere e svanire. 
L’episodio descritto dal vangelo mostra la profonda verità di queste parole e di questi esempi. Infatti, i farisei boriosi e orgogliosi vogliono mettere alla prova il Signore, perciò discutono con lui e pretendono un segno dal cielo. Facendo così, però, negano e disconoscono i numerosi e grandi segni già compiuti da Gesù in tutte le città e in tutti i paesi da lui attraversati, che le folle, entusiaste riconoscono. 
Ricordiamone solo alcuni: guarire ogni genere di malati e di malattie; scacciare ogni tipo di demoni; liberare dagli spiriti impuri, risuscitare i morti, moltiplicare pani e pesci per sfamare le folle che lo seguono; dominare i venti e le onde; far cessare le tempeste. 
Tutti questi “segni” avevano suscitato grande ammirazione, lode ed entusiasmo nelle folle, che accorrevano sempre più numerose a lui. Tutti cercavano il Signore per ascoltarlo. Tutti lo circondavano, ovunque si presentava, per farsi guarire. 
Di fronte a tutti questi segni noti e innegabili, i farisei, contro ogni evidenza, sincerità, onestà e buon senso osano chiedere “un segno dal cielo”. Giustamente, quindi, S. Giacomo ammonisce che chiunque è privo di sapienza, è indeciso e instabile non pretenda di ricevere qualcosa dal Signore. 
A Dio si domanda solo con umiltà, fede e semplicità. A quanti non chiedono così, giustamente Gesù risponde come ai farisei: “in verità vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno”.  

Riflessione 


Perché i cristiani subiscono ogni sorta di prove?

Perché dobbiamo domandare a Dio con fede e semplicità anche la sapienza?

Perché dopo i numerosi segni compiuti da Gesù i farisei chiedono ancora “un segno dal cielo”?

Preghiamo con la Liturgia e la Chiesa 


“Dio, luce vera ai nostri passi è la tua Parola, gioia e pace ai nostri cuori: fa’ che illuminati dal tuo Spirito l’accogliamo con fede viva, per scorgere nel buio delle vicende umane i segni della tua presenza”.  

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