21 settembre: S. Matteo Apostolo ed Evangelista
21 settembre: S. Matteo Apostolo ed Evangelista
Matteo, di Cafarnao in Galilea, esattore dei tributi
(pubblicano), fu chiamato dal Signore a far parte dei Dodici. Scrisse il primo
Vangelo in aramaico e avrebbe predicato in Persia ed Etiopia ricevendo il
martirio. La versione greca del suo Vangelo sottolinea la messianicità di
Cristo e, in lui, il compimento dell’antica alleanza, delle beatitudini e della
Chiesa.
Ascoltiamo la Parola di Dio
(Ef, 4,1-7.11-13):
Fratelli, 1io, prigioniero a motivo del
Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete
ricevuto, 2con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a
vicenda nell'amore, 3avendo a cuore di conservare l'unità dello
spirito per mezzo del vincolo della pace. 4Un solo corpo e un solo
spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella
della vostra vocazione; 5un solo Signore, una sola fede, un solo
battesimo. 6Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di
tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. 7A ciascuno
di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. 11Ed
egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri
ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, 12per
preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo
di Cristo, 13finché arriviamo tutti all'unità della fede e della
conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la
misura della pienezza di Cristo
(Mt 9, 9-13): In
quel tempo, 9mentre andava via, Gesù vide un
uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse:
"Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. 10Mentre sedeva a
tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano
a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei
dicevano ai suoi discepoli: "Come mai il vostro maestro mangia insieme ai
pubblicani e ai peccatori?". 12Udito questo, disse: "Non
sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a
imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici . Io
non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori".
Meditiamo con lo Spirito Santo
Nella prima lettura, dalla lettera agli Efesini, S. Paolo rileva che il Signore ha dato ad
alcuni il dono di essere apostoli, altri profeti, altri ancora evangelisti,
pastori e maestri, per preparare i fratelli nella fede, esercitare il ministero
ed edificare il corpo di Cristo.
Lo scopo è di giungere tutti all'unità della
fede, alla conoscenza del Figlio di Dio e a diventare perfetti, raggiungendo la
pienezza di Cristo. Perciò, il Signore ha dato a ciascuno
la grazia necessaria, secondo la misura del dono di Cristo.
In ogni comunità,
quindi, ognuno deve comportarsi in maniera degna della chiamata ricevuta, vivendo
in umiltà, dolcezza, magnanimità e sopportazione. Solo nell'amore, infatti, è
possibile conservare l'unità e il vincolo della pace. Dobbiamo farlo, perché
nelle comunità del Signore tutto è unità e unione.
Vi è un solo Dio e Padre di
tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in
tutti. Vi è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Deve, esserci unione
di spirito e unità di speranza. A questa vocazione di unità siamo chiamati
tutti e la sua sorgente è nella presenza dello Spirito Santo, del Signore Gesù
e del Padre.
Il Vangelo sottolinea Gesù che chiama fra i suoi discepoli il
pubblicano Levi-Matteo, rappresentante della classe maggiormente odiata: gli
esattori di tributi. I pubblicani erano dei privati che ottenevano in appalto
da Roma il diritto di riscuotere tasse e imposte.
Dovevano consegnare una somma
stabilita, alla quale aggiungevano le quote del loro guadagno. Quelli che
avevano subalterni erano capi dei pubblicani.
Il loro ufficio e il modo sovente
disonesto di esercitarlo li rendeva malvisti da tutto il popolo ed equiparati
ai “peccatori”. L’amicizia con loro,
quindi, era un grave scandalo.
Gesù entrò in casa di uno dei loro capi: Zaccheo
e pranzò con lui. Qui, dopo aver chiamato Matteo a seguirlo come suo discepolo,
entra nella sua casa e siede a tavola con i suoi discepoli e molti pubblicani e
peccatori sopraggiunti.
Alle rimostranze dei farisei risponde la famosa frase
che riassume la sua missione d’immensa misericordia per noi: "Non sono i sani che hanno bisogno del
medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici.
Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".
Riflessione
Chi erano i “pubblicani” nell’antico popolo d’Israele?
Perché era uno scandalo entrare nelle loro case, sedere alla
loro mensa, parlare con loro?
Che cosa risponde Gesù alle rimostranze dei farisei perché
siede a mensa con loro?
Preghiamo con la Liturgia e la Chiesa
“O Dio, che nel
disegno della tua misericordia, hai scelto Matteo il pubblicano e lo hai
costituito apostolo del Vangelo, concedi anche a
noi, per il suo esempio e la sua intercessione, di corrispondere alla
vocazione cristiana e di seguirti fedelmente in tutti i giorni della nostra
vita”.