1 Cor 13, 12 Vedremo Dio faccia a faccia
(1 Cor 13, 12) Vedremo Dio faccia a faccia
[12] Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. (CCC 163) La fede ci fa gustare come in anticipo la gioia e la luce della visione beatifica, fine del nostro pellegrinare quaggiù. Allora vedremo Dio “a faccia a faccia” (1Cor 13,12), “così come egli è” (1Gv 3,2). La fede, quindi, è già l'inizio della vita eterna: “Fin d'ora contempliamo come in uno specchio, quasi fossero già presenti, le realtà meravigliose che le promesse ci riservano e che, per la fede, attendiamo di godere” [San Basilio di Cesarea, Liber de Spiritu Sancto, 15, 36: PG 32, 132; San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 4, 1]. (CCC 164) Ora, però, “camminiamo nella fede e non ancora in visione” (2Cor 5,7), e conosciamo Dio “come in uno specchio, in maniera confusa..., in modo imperfetto” (1Cor 13,12). La fede, luminosa a motivo di Colui nel quale crede, sovente è vissuta nell'oscurità. La fede può essere messa alla prova. Il mondo nel quale viviamo pare spesso molto lontano da ciò di cui la fede ci dà la certezza; le esperienze del male e della sofferenza, delle ingiustizie e della morte sembrano contraddire la Buona Novella, possono far vacillare la fede e diventare per essa una tentazione. (CCC 1023) Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio e che sono perfettamente purificati, vivono per sempre con Cristo. Sono per sempre simili a Dio, perché lo vedono “così come egli è” (1Gv 3,2), faccia a faccia [1Cor 13,12; Ap 22,4]: “Con la nostra apostolica autorità definiamo che, per disposizione generale di Dio, le anime di tutti i santi morti prima della passione di Cristo […] e quelle di tutti i fedeli morti dopo aver ricevuto il santo Battesimo di Cristo, nelle quali al momento della morte non c'era o non ci sarà nulla da purificare, oppure, se in esse ci sarà stato o ci sarà qualcosa da purificare, quando, dopo la morte, si saranno purificate, […] anche prima della risurrezione dei loro corpi e del giudizio universale - e questo dopo l'Ascensione del Signore e Salvatore Gesù Cristo al cielo - sono state, sono e saranno in cielo, associate al regno dei cieli e al paradiso celeste con Cristo, insieme con i santi angeli. E dopo la passione e la morte del nostro Signore Gesù Cristo, esse hanno visto e vedono l'essenza divina in una visione intuitiva e anche a faccia a faccia, senza la mediazione di alcuna creatura” [Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: DS 1000; Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 49]. (CCC 2519) Ai “puri di cuore” è promesso che vedranno Dio faccia a faccia e che saranno simili a lui [1Cor 13,12; 1Gv 3,2]. La purezza del cuore è la condizione preliminare per la visione. Fin d'ora essa ci permette di vedere secondo Dio, di accogliere l'altro come un “prossimo”; ci consente di percepire il corpo umano, il nostro e quello del prossimo, come un tempio dello Spirito Santo, una manifestazione della bellezza divina.