Matteo 5,33-37 il giuramento
Il giuramento
(Mt 5,33-37) "Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì, no, no; il di più viene dal maligno". (CCC n. 2150) Il secondo comandamento proibisce il falso giuramento. Fare promessa solenne o giurare è prendere Dio come testimone di ciò che si afferma. E' invocare la veracità divina a garanzia della propria veracità. Il giuramento impegna il nome del Signore. "Temerai il Signore Dio tuo, lo servirai e giurerai per il suo nome" (Dt 6,13). (CCC n. 2153) Gesù ha esposto il secondo comandamento nel discorso della montagna: "Avete inteso che fu detto agli antichi: non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti!". Ma io vi dico: "non giurate affatto [...]. Sia invece il vostro parlare sì. sì; no, no; il di più viene dal maligno"(Gc 5,12). Gesù insegna che ogni giuramento implica un riferimento a Dio e che la presenza di Dio e della sua verità deve essere onorata in ogni parola. La discrezione del ricorso a Dio nel parlare procede di pari passo con l'attenzione rispettosa per la sua presenza, testimoniata o schernita, in ogni nostra affermazione. (CCC n. 2155) La santità del nome divino esige che non si faccia ricorso ad esso per cose futili, e che non si presti giuramento in quelle circostanze in cui esso potrebbe essere interpretato come un'approvazione del potere da cui ingiustamente venisse richiesto. Quando il giuramento è esigito da autorità civili illegittime, può essere rifiutato. Deve esserlo allorché è richiesto per fini contrari alla dignità delle persone o alla comunione ecclesiale. (CCC n. 2154) Seguendo San Paolo (2 Cor 1,23; Gal 1,20), la Tradizione della Chiesa ha inteso che la parola di Gesù non si oppone al giuramento, allorché viene fatto per un motivo grave e giusto (per esempio davanti a un tribunale). "Il giuramento, ossia l'invocazione del nome di Dio a testimonianza della verità, non può essere prestato se non secondo verità, prudenza e giustizia". (CCC n. 2151) Astenersi dal falso giuramento è un dovere verso Dio. Come Creatore e Signore, Dio è la norma di ogni verità. La parola umana è in accordo oppure in opposizione a lui che è la stessa verità. Quando il giuramento è veridico e legittimo, mette in luce il rapporto della parola umana con la verità di Dio. Il giuramento falso chiama Dio a essere testimone di una menzogna. (CCC n. 2152) E' spergiuro colui che, sotto giuramento, fa una promessa con l'intenzione di non mantenerla, o che, dopo aver promesso sotto giuramento, non vi si attiene. Lo spergiuro costituisce una grave mancanza del rispetto verso il Signore di ogni parola. Impegnarsi con giuramento a fare un'azione cattiva è contrario alla santità del nome divino.