Mc 2, 18-22 Il digiuno, il vecchio e il nuovo

(Mc 2, 18-22) Il digiuno, il vecchio e il nuovo
[18] Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: "Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?". [19] Gesù disse loro: "Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. [20] Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. [21] Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. [22] E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi". (CCC 1969) La Legge nuova pratica gli atti della religione: l'elemosina, la preghiera e il digiuno, ordinandoli al “Padre che vede nel segreto”, in opposizione al desiderio di “essere visti dagli uomini” [Mt 6,1-6; 16-18]. La sua preghiera è il “Padre nostro” [Mt 6,9-13]. (CCC 1434) La penitenza interiore del cristiano può avere espressioni molto varie. La Scrittura e i Padri insistono soprattutto su tre forme: il digiuno, la preghiera, l'elemosina, [Tb 12,8; Mt 6,1-18] che esprimono la conversione in rapporto a se stessi, in rapporto a Dio e in rapporto agli altri. Accanto alla purificazione radicale operata dal Battesimo o dal martirio, essi indicano, come mezzo per ottenere il perdono dei peccati, gli sforzi compiuti per riconciliarsi con il prossimo, le lacrime di penitenza, la preoccupazione per la salvezza del prossimo, [Gc 5,20] l'intercessione dei santi e la pratica della carità che “copre una moltitudine di peccati” (1Pt 4,8).

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