Matteo 12,43-45 ritorno dello spirito impuro

Ritorno dello spirito impuro
(Mt 12,43-45) "Quando lo spirito immondo esce da un uomo, se ne va per luoghi aridi cercando sollievo, ma non ne trova. Allora dice: ritornerò alla mia abitazione, da cui sono uscito. E tornato la trova vuota, spazzata e adorna. Allora va, si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a prendervi dimora; e la nuova condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa generazione perversa". (CCC n. 635) Cristo, dunque, è disceso nella profondità della morte (Mt 12,40; Rm 10,7; Ef 4,9) affinché i "morti" udissero "la voce del Figlio di Dio" (Gv 5,25) e, ascoltandola, vivessero. Gesù "l'Autore della vita" (At 3,15), ha ridotto "all'impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo", liberando "così tutti quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita" (Eb 2,14-15). Ormai Cristo risuscitato ha "potere sopra la morte e sopra gli inferi" (Ap 1,18) e "nel nome di Gesù ogni ginocchio si piega nei cieli, sulla terra e sotto terra" (Fil 2,10). (CCC n. 1707) L'uomo, però, tentato dal maligno, fin dagli inizi della storia abusò della sua libertà. Egli cedette alla tentazione e commise il male. Conserva il desiderio del bene, ma la sua natura porta la ferita del peccato originale. E' diventato incline al male e soggetto all'errore. Così l'uomo si trova in se stesso diviso. Per questo tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre.

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