Matteo 17,24-27 la tassa per il tempio

Gesù e Pietro pagano la tassa per il tempio
(Mt 17,24-27) Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: "Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?". Rispose: "Sì". Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: "Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?". Rispose: "Dagli estranei". E Gesù: "Quindi i figli sono esenti. Ma perché non si scandalizzino, va al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala loro per me e per te". (CCC n. 586) Lungi dall'essere stato ostile al Tempio (Mt 8,4; 23,21; Lc 17,14; Gv 4,22) dove ha dato l'essenziale del suo insegnamento (Gv 18,20), Gesù ha voluto pagare la tassa per il Tempio associandosi a Pietro (Mt 17,24-27), che aveva posto a fondamento di quella che sarebbe stata la sua Chiesa (Mt 16,18). Ancor più, egli si è identificato con il Tempio presentandosi come la dimora definitiva di Dio in mezzo agli uomini (Gv 2,21; Mt 12,6). Per questo la sua uccisione nel corpo (Gv 2,18-22) annunzia la distruzione del Tempio; distruzione che manifesterà l'entrata in una nuova età della storia della salvezza: "E' giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre" (Gv 4,21; Gv 4,23-24; Mt 27,51; Eb 9,11; Ap 21,22).

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