Matteo 27,57-66 Gesù sepolto, guardie alla tomba

Gesù sepolto, guardie alla tomba
(Mt 27,57-66) Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fattta scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Magdala e l'altra Maria. Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: "Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!". Pilato disse loro: "Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete". Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia. (CCC. n. 624) “Per la grazia di Dio, egli” ha provato “la morte a vantaggio di tutti” (Eb 2,9). Nel suo disegno di salvezza, Dio ha disposto che il Figlio suo non solamente morisse “per i nostri peccati” (1Cor 15,3) ma anche “provasse la morte”, ossia conoscesse lo stato di morte, lo stato di separazione tra la sua anima e il suo Corpo per il tempo compreso tra il momento in cui egli è spirato sulla croce e il momento in cui è risuscitato. Questo stato di Cristo morto è il Mistero del sepolcro e della discesa agli inferi. È il Mistero del Sabato Santo in cui Cristo deposto nel sepolcro (Gv 19,42) manifesta il grande riposo sabbatico di Dio (Eb 4,4-9) dopo il compimento (Gv 19,30) della salvezza degli uomini che mette in pace l'universo intero [Col 1,18-20]. (CCC n. 625) La permanenza di Cristo nella tomba costituisce il legame reale tra lo stato di passibilità di Cristo prima della Pasqua e il suo stato attuale glorioso di risorto. È la medesima Persona del “Vivente” che può dire: “Io ero morto, ma ora vivo per sempre” (Ap 1,18). (CCC n. 626) Poiché l'“Autore della vita” che è stato ucciso (At 3,15) è anche il Vivente che “è risuscitato”, (Lc 24,5-6) necessariamente la Persona divina del Figlio di Dio ha continuato ad assumere la sua anima e il suo corpo separati tra di loro dalla morte. (CCC n. 627) La morte di Cristo è stata una vera morte in quanto ha messo fine alla sua esistenza umana terrena. Ma a causa dell'unione che la Persona del Figlio ha mantenuto con il suo Corpo, non si è trattato di uno spogliamento mortale come gli altri, perché “non era possibile che” la morte “lo tenesse in suo potere” (At 2,24) e perciò “la virtù divina ha preservato il Corpo di Cristo dalla corruzione”. Di Cristo si può dire contemporaneamente: “Fu eliminato dalla terra dei viventi” (Is 53,8) e: “Il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione” (Sal 16,9-10; At 2,26-27). La Risurrezione di Gesù “il terzo giorno” (1Cor 15,4; 627 Lc 24,46; Mt 12,40; Gn 2,1; Os 6,2) ne era il segno, anche perché si credeva che la corruzione si manifestasse a partire dal quarto giorno (Gv 11,39). (CCC n. 628) Il Battesimo, il cui segno originale e plenario è l'immersione, significa efficacemente la discesa nella tomba del cristiano che muore al peccato con Cristo in vista di una vita nuova: “Per mezzo del Battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,4; Col 2,12; 628 Ef 5,26). (CCC n. 629) A beneficio di ogni uomo Gesù ha provato la morte (Eb 2,9). Colui che è morto e che è stato sepolto è veramente il Figlio di Dio fatto uomo. (CCC n. 630) Durante la permanenza di Cristo nella tomba, la sua Persona divina ha continuato ad assumere sia la sua anima che il suo corpo, separati però tra di loro dalla morte. È per questo che il corpo di Cristo morto non ha conosciuto la corruzione (At 13,37).

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