Matteo 6,11 dacci oggi il nostro pane quotidiano

Dacci oggi il nostro pane quotidiano
(Mt 6,11) "Dacci oggi il nostro pane quotidiano". (CCC n. 2828) "Dacci": è bella la fiducia dei figli che attendono tutto dal loro Padre. Egli "fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti" (Mt 5,45) e dà a tutti i viventi "il cibo in tempo opportuno"(Sal 104,27). Gesù ci insegna questa domanda, che in realtà glorifica il Padre nostro perché è il riconoscimento di quanto egli sia buono al di sopra di ogni bontà. (CCC n. 2829) "Dacci" è anche l'espressione dell'Alleanza: noi siamo suoi ed egli è nostro, è per noi. Questo "noi" però lo riconosce anche come il Padre di tutti gli uomini, e noi lo preghiamo per tutti, solidali con le loro necessità e le loro sofferenze. (CCC n. 2830) "Il nostro pane". Il Padre, che ci dona la vita, non può non darci il nutrimento necessario per la vita, tutti i beni "convenienti", materiali e spirituali. Nel discorso della montagna Gesù insiste su questa fiducia filiale che coopera con la provvidenza del Padre Nostro (Mt 6, 25-34). Egli non ci spinge alla passività (2 Ts 3,6-13), ma vuole liberarci da ogni affanno e da ogni preoccupazione. Tale è l'abbandono filiale dei figli di Dio. (CCC n. 2833) Si tratta del "nostro" pane, "uno" per "molti". La povertà delle beatitudini è la virtù della condivisione: sollecita a mettere in comune e a condividere i beni materiali e spirituali, non per costrizione, ma per amore, perché l'abbondanza degli uni supplisca alla indigenza degli altri (2 Cor 8,1-15).

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