Lc 23, 50-55 Sepoltura di Gesù

(Lc 23, 50-55) Sepoltura di Gesù
[50] C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. [51] Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatèa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. [52] Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. [53] Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. [54] Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato. [55] Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, [56] poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento. (CCC 627) La morte di Cristo è stata una vera morte in quanto ha messo fine alla sua esistenza umana terrena. Ma a causa dell'unione che la Persona del Figlio ha mantenuto con il suo Corpo, non si è trattato di uno spogliamento mortale come gli altri, perché “non era possibile che” la morte “lo tenesse in suo potere” [At 2,24] e perciò “la virtù divina ha preservato il Corpo di Cristo dalla corruzione” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 51, 3]. Di Cristo si può dire contemporaneamente: “Fu eliminato dalla terra dei viventi” (Is 53,8) e: “Il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione” (Sal 16,9-10) [At 2,26-27]. La Risurrezione di Gesù “il terzo giorno” (1Cor 15,4; Lc 24,46) [Mt 12,40; Gn 2,1; Os 6,2 ] ne era il segno, anche perché si credeva che la corruzione si manifestasse a partire dal quarto giorno [Gv 11,39]. (CCC 631) Gesù era disceso nelle regioni inferiori della terra: “Colui che discese è lo stesso che anche ascese”(Ef 4,10). Il Simbolo degli Apostoli professa in uno stesso articolo di fede la discesa di Cristo agli inferi e la sua Risurrezione dai morti il terzo giorno, perché nella sua Pasqua egli dall'abisso della morte ha fatto scaturire la vita: “Cristo, tuo Figlio, che, risuscitato dai morti, fa risplendere sugli uomini la sua luce serena, e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen [Messale Romano, Veglia Pasquale, Exsultet]. (CCC 632) Le frequenti affermazioni del Nuovo Testamento secondo le quali Gesù “è risuscitato dai morti” (At 3,15; Rm 8,11; 1Cor 15,20) presuppongono che, preliminarmente alla Risurrezione, egli abbia dimorato nel soggiorno dei morti [Eb 13,20]. È il senso primo che la predicazione apostolica ha dato alla discesa di Gesù agli inferi: Gesù ha conosciuto la morte come tutti gli uomini e li ha raggiunti con la sua anima nella dimora dei morti. Ma egli vi è disceso come Salvatore, proclamando la Buona Novella agli spiriti che vi si trovavano prigionieri [1Pt 3,18-19]. (CCC 634) “La Buona Novella è stata annunciata anche ai morti…” (1Pt 4,6). La discesa agli inferi è il pieno compimento dell'annunzio evangelico della salvezza. È la fase ultima della missione messianica di Gesù, fase condensata nel tempo ma immensamente ampia nel suo reale significato di estensione dell'opera redentrice a tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi, perché tutti coloro i quali sono salvati sono stati resi partecipi della Redenzione.

Post più popolari