Mc 10, 1-12 Matrimonio e divorzio

Marco capitolo 10°
(Mc 10, 1-12) Matrimonio e divorzio

[1] Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare. [2] E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?". [3] Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". [4] Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla". [5] Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. [6] Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; [7] per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. [8] Sicché non sono più due, ma una sola carne. [9] L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto". [10] Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: [11] "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; [12] se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio". (CCC 1627) Il consenso consiste in un “atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono”: [Gaudium et spes, 48; Codice di Diritto Canonico, 1057, 2] “Io accolgo te come mia sposa” - “Io accolgo te come mio sposo” [Rituale romano, Il sacramento del matrimonio, 45]. Questo consenso che lega gli sposi tra loro, trova il suo compimento nel fatto che i due diventano “una carne sola” [Gen 2,24; Mc 10,8; Ef 5,31]. (CCC 1639) Il consenso, mediante il quale gli sposi si donano e si ricevono mutuamente, è suggellato da Dio stesso [Mc 10,9]. Dalla loro alleanza “nasce, anche davanti alla società, l'istituto (del matrimonio) che ha stabilità per ordinamento divino” [Gaudium et spes, 48]. L'alleanza degli sposi è integrata nell'alleanza di Dio con gli uomini: “L'autentico amore coniugale è assunto nell'amore divino” [Ib]. (CCC 1640) Il vincolo matrimoniale è dunque stabilito da Dio stesso, così che il matrimonio concluso e consumato tra battezzati non può mai essere sciolto. Questo vincolo, che risulta dall'atto umano libero degli sposi e dalla consumazione del matrimonio, è una realtà ormai irrevocabile e dà origine ad un'alleanza garantita dalla fedeltà di Dio. Non è in potere della Chiesa pronunciarsi contro questa disposizione della sapienza divina [Codice di Diritto Canonico, 1141]. (CCC 1649) Esistono tuttavia situazioni in cui la coabitazione matrimoniale diventa praticamente impossibile per le più varie ragioni. In tali casi la Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi e la fine della coabitazione. I coniugi non cessano di essere marito e moglie davanti a Dio; non sono liberi di contrarre una nuova unione. In questa difficile situazione, la soluzione migliore sarebbe, se possibile, la riconciliazione. La comunità cristiana è chiamata ad aiutare queste persone a vivere cristianamente la loro situazione, nella fedeltà al vincolo del loro matrimonio che resta indissolubile [Familiaris consortio, 83; Codice di Diritto Canonico, 1151-1155]. (CCC 1650) Oggi, in molti paesi, sono numerosi i cattolici che ricorrono al divorzio secondo le leggi civili e che contraggono civilmente una nuova unione. La Chiesa sostiene, per fedeltà alla parola di Gesù Cristo (“Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”: Mc 10,11-12), che non può riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il primo matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la legge di Dio. Perciò essi non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione. Per lo stesso motivo non possono esercitare certe responsabilità ecclesiali. La riconciliazione mediante il sacramento della Penitenza non può essere accordata se non a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa continenza. (CCC 1651) Nei confronti dei cristiani che vivono in questa situazione e che spesso conservano la fede e desiderano educare cristianamente i loro figli, i sacerdoti e tutta la comunità devono dare prova di una attenta sollecitudine affinché essi non si considerino come separati dalla Chiesa, alla vita della quale possono e devono partecipare in quanto battezzati: “Siano esortati ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza, per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio”. [Familiaris consortio, 84].

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