Mc 14, 26-42 Nel Getsemani

(Mc 14, 26-42) Nel Getsemani
[26] E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. [27] Gesù disse loro: "Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. [28] Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea". [29] Allora Pietro gli disse: "Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò". [30] Gesù gli disse: "In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte". [31] Ma egli, con grande insistenza, diceva: "Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dicevano anche tutti gli altri. [32] Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: "Sedetevi qui, mentre io prego". [33] Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. [34] Gesù disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate". [35] Poi, andato un pò innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. [36] E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu". [37] Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: "Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? [38] Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole". [39] Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. [40] Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli. [41] Venne la terza volta e disse loro: "Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. [42] Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino". (CCC 612) Il calice della Nuova Alleanza, che Gesù ha anticipato alla Cena offrendo se stesso, [Lc 22,20] in seguito egli lo accoglie dalle mani del Padre nell'agonia al Getsemani [Mt 26,42] facendosi “obbediente fino alla morte” (Fil 2,8) [Eb 5,7-8]. Gesù prega: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice!” (Mt 26,39). Egli esprime così l'orrore che la morte rappresenta per la sua natura umana. Questa, infatti, come la nostra, è destinata alla vita eterna; in più, a differenza della nostra, è perfettamente esente dal peccato [Eb 4,15 ] che causa la morte; [Rm 5,12 ] ma soprattutto è assunta dalla Persona divina dell' “Autore della vita” (At 3,15), del “Vivente” (Ap 1,17) [Gv 1,4; 5,26]. Accettando nella sua volontà umana che sia fatta la volontà del Padre, [Mt 26,42] Gesù accetta la sua morte in quanto redentrice, per “portare i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce” (1Pt 2,24). (CCC 613) La morte di Cristo è contemporaneamente il sacrificio pasquale che compie la redenzione definitiva degli uomini [1Cor 5,7; Gv 8,34-36] per mezzo dell'“Agnello che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29) [1Pt 1,19] e il sacrificio della Nuova Alleanza [1Cor 11,25] che di nuovo mette l'uomo in comunione con Dio [Es 24,8] riconciliandolo con lui mediante il sangue “versato per molti in remissione dei peccati” (Mt 26,28) [Lv 16,15-16]. (CCC 614) Questo sacrificio di Cristo è unico: compie e supera tutti i sacrifici [Eb 10,10]. Esso è innanzitutto un dono dello stesso Dio Padre che consegna il Figlio suo per riconciliare noi con lui [1Gv 4,10]. Nel medesimo tempo è offerta del Figlio di Dio fatto uomo che, liberamente e per amore, [Gv 15,13] offre la propria vita [Gv 10,17-18] al Padre suo nello Spirito Santo [Eb 9,14] per riparare la nostra disobbedienza.

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