Mc 14, 66-72 Rinnegamento di Pietro

(Mc 14, 66-72) Rinnegamento di Pietro
[66] Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote [67] e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: "Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù". [68] Ma egli negò: "Non so e non capisco quello che vuoi dire". Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò. [69] E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: "Costui è di quelli". [70] Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: "Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo". [71] Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo che voi dite". [72] Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: "Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte". E scoppiò in pianto. (CCC 1427) Gesù chiama alla conversione. Questo appello è una componente essenziale dell'annuncio del Regno: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è ormai vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15). Nella predicazione della Chiesa questo invito si rivolge dapprima a quanti non conoscono ancora Cristo e il suo Vangelo. Il Battesimo è quindi il luogo principale della prima e fondamentale conversione. E' mediante la fede nella Buona Novella e mediante il Battesimo [At 2,38] che si rinuncia al male e si acquista la salvezza, cioè la remissione di tutti i peccati e il dono della vita nuova. (CCC 1429) Lo testimonia la conversione di san Pietro dopo il triplice rinnegamento del suo Maestro. Lo sguardo d'infinita misericordia di Gesù provoca le lacrime del pentimento (Lc 22,61) e, dopo la Risurrezione del Signore, la triplice confessione del suo amore per lui [Gv 21,15-17]. La seconda conversione ha pure una dimensione comunitaria. Ciò appare nell'appello del Signore ad un'intera Chiesa: “Ravvediti!” (Ap 2,5; 2,16). A proposito delle due conversioni sant'Ambrogio dice che, nella Chiesa, “ci sono l'acqua e le lacrime: l'acqua del Battesimo e le lacrime della Penitenza” [Sant'Ambrogio, Epistulae, 41, 12: PL 16, 1116B].

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