At 7, 55-60 Martirio di Stefano

(At 7, 55-60) Martirio di Stefano
[55] Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra [56] e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio". [57] Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, [58] lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. [59] E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito". [60] Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì. (CCC 558) Gesù ricorda il martirio dei profeti che erano stati messi a morte a Gerusalemme [Mt 23,37a]. Tuttavia, non desiste dall'invitare Gerusalemme a raccogliersi attorno a lui: “Gerusalemme… quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!” (Mt 23,37b). Quando arriva in vista di Gerusalemme, Gesù piange sulla città ed ancora una volta manifesta il desiderio del suo cuore: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi” (Lc 19,41-42). (CCC 663) Cristo, ormai, siede alla destra del Padre.Per destra del Padre intendiamo la gloria e l'onore della divinità, ove colui che esisteva come Figlio di Dio prima di tutti i secoli come Dio e consustanziale al Padre, s'è assiso corporalmente dopo che si è incarnato e la sua carne è stata glorificata” [San Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 4, 2, 2: PG 94, 1104D]. (CCC 664) L'essere assiso alla destra del Padre significa l'inaugurazione del regno del Messia, compimento della visione del profeta Daniele riguardante il Figlio dell'uomo: “Il Vegliardo gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto” (Dn 7,14). A partire da questo momento, gli Apostoli sono divenuti i testimoni del “Regno che non avrà fine” [Simbolo di Nicea-Costantinopoli]. (CCC 2635) Intercedere, chiedere in favore di un altro, dopo Abramo, è la prerogativa di un cuore in sintonia con la misericordia di Dio. Nel tempo della Chiesa, l'intercessione cristiana partecipa a quella di Cristo: è espressione della comunione dei santi. Nell'intercessione, colui che prega non cerca solo “il proprio interesse, ma anche quello degli altri” (Fil 2,4), fino a pregare per coloro che gli fanno del male [Stefano che prega per i suoi uccisori, come Gesù: At 7,60; Lc 23,28; 23,34].

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