1 Cor 11, 17-22 La cena del Signore

(1 Cor 11, 17-22) La cena del Signore
[17] E mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio. [18] Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. [19] È necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi. [20] Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. [21] Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco. [22] Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo! (CCC 2177) La celebrazione domenicale del giorno e dell'Eucaristia del Signore sta al centro della vita della Chiesa. “Il giorno di domenica in cui si celebra il Mistero pasquale, per la Tradizione apostolica, deve essere osservato in tutta la Chiesa come il primordiale giorno festivo di precetto” [CIC canone 1246, § 1]. “Ugualmente devono essere osservati i giorni del Natale del Signore nostro Gesù Cristo, dell'Epifania, dell'Ascensione e del santissimo Corpo e Sangue di Cristo, della Santa Madre di Dio Maria, della sua Immacolata Concezione e Assunzione, di san Giuseppe, dei santi Apostoli Pietro e Paolo, e infine di tutti i Santi” [CIC canone 1246, § 1]. (CCC 2178) Questa pratica dell'assemblea cristiana risale agli inizi dell'età apostolica [At 2,42-46; 1Cor 11,17]. La Lettera agli Ebrei ricorda: “Non disertando le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma esortandoci a vicenda (Eb 10,25). La Tradizione conserva il ricordo di una esortazione sempre attuale: “Affrettarsi verso la chiesa, avvicinarsi al Signore e confessare i propri peccati, pentirsi durante la preghiera […]. Assistere alla santa e divina Liturgia, terminare la propria preghiera e non uscirne prima del congedo. […] L'abbiamo spesso ripetuto: questo giorno vi è concesso per la preghiera e il riposo. E' il giorno fatto dal Signore. In esso rallegriamoci ed esultiamo” [Pseudo-Eusebio Alessandrino, Sermo de die dominica: PG 86/1, 416 e 421]. (CCC 2176) La celebrazione della domenica attua la prescrizione morale naturalmente iscritta nel cuore dell'uomo “di rendere a Dio un culto esteriore, visibile, pubblico e regolare nel ricordo della sua benevolenza universale verso gli uomini” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 122, 4]. Il culto domenicale è il compimento del precetto morale dell'Antica Alleanza, di cui riprende il ritmo e lo spirito celebrando ogni settimana il Creatore e il Redentore del suo popolo.

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