1 Cor 14, 26-32 Edificate: Dio è un Dio di pace

(1 Cor 14, 26-32) Edificate: Dio è un Dio di pace
[26] Che fare dunque, fratelli? Quando vi radunate ognuno può avere un salmo, un insegnamento, una rivelazione, un discorso in lingue, il dono di interpretarle. Ma tutto si faccia per l'edificazione. [27] Quando si parla con il dono delle lingue, siano in due o al massimo in tre a parlare, e per ordine; uno poi faccia da interprete. [28] Se non vi è chi interpreta, ciascuno di essi taccia nell'assemblea e parli solo a se stesso e a Dio. [29] I profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino. [30] Se uno di quelli che sono seduti riceve una rivelazione, il primo taccia: [31] tutti infatti potete profetare, uno alla volta, perché tutti possano imparare ed essere esortati. [32] Ma le ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti, [33] perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace. (CCC 2305) La pace terrena è immagine e frutto della pace di Cristo, il “Principe della pace” messianica (Is 9,5). Con il sangue della sua croce, egli ha distrutto in se stesso l'inimicizia [Ef 2,16; Col 1,20-22], ha riconciliato gli uomini con Dio e ha fatto della sua Chiesa il sacramento dell'unità del genere umano e della sua unione con Dio. “Egli è la nostra pace” (Ef 2,14). E proclama: “beati gli operatori di pace” (Mt 5,9). (CCC 792) Cristo “è il Capo del Corpo, cioè della Chiesa” (Col 1,18). È il Principio della creazione e della redenzione. Elevato alla gloria del Padre, ha “il primato su tutte le cose” (Col 1,18), principalmente sulla Chiesa, per mezzo della quale estende il suo regno su tutte le cose. (CCC 793) Egli ci unisce alla sua Pasqua. Tutte le membra devono sforzarsi di conformarsi a lui finché in esse “non sia formato Cristo (Gal 4,19). “Per questo siamo assunti ai misteri della sua vita. […] Come il corpo al Capo veniamo associati alle sue sofferenze e soffriamo con lui per essere con lui glorificati” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7]. (CCC 794) Egli provvede alla nostra crescita [Col 2,19]. Per farci crescere verso di lui, nostro Capo [Ef 4,11-16], Cristo dispone nel suo Corpo, la Chiesa, i doni e i ministeri attraverso i quali noi ci aiutiamo reciprocamente lungo il cammino della salvezza. (CCC 795) Cristo e la Chiesa formano, dunque, il “Cristo totale [“Christus totus”]. La Chiesa è una con Cristo. I santi hanno una coscienza vivissima di tale unità: “Rallegriamoci, rendiamo grazie a Dio, non soltanto perché ci ha fatti diventare cristiani, ma perché ci ha fatto diventare Cristo stesso. Vi rendete conto, fratelli, di quale grazia ci ha fatto Dio, donandoci Cristo come Capo? Esultate, gioite, siamo divenuti Cristo. Se egli è il Capo, noi siamo le membra: siamo un uomo completo, egli e noi. […] Pienezza di Cristo: il Capo e le membra. Qual è la Testa, e quali sono le membra? Cristo e la Chiesa” [Sant'Agostino, In Johannis evangelium tractatus, 21, 8: PL 35, 1568]. “Redemptor noster unam se personam cum sancta Ecclesia, quam assumpsit, exhibuit - Il nostro Redentore presentò se stesso come unica persona unita alla santa Chiesa, da lui assunta” [San Gregorio Magno, Moralia in Job, Praefatio, 6, 4: PL 75, 525]. “Caput et membra, quasi una persona mystica - Capo e membra sono, per così dire, una sola persona mistica” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 48, 2, ad 1]. Una parola di Santa Giovanna d'Arco ai suoi giudici riassume la fede dei santi dottori ed esprime il giusto sentire del credente: “A mio avviso, Gesù Cristo e la Chiesa sono un tutt'uno, e non bisogna sollevare difficoltà” [Santa Giovanna d'Arco, Dictum: Procès de condamnation].

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