1 Cor 15, 27-28 Perché Dio sia tutto in tutti

(1 Cor 15, 27-28) Perché Dio sia tutto in tutti
[27] Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. [28] E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti. (CCC 294) La gloria di Dio è che si realizzi la manifestazione e la comunicazione della sua bontà, in vista delle quali il mondo è stato creato. Ci ha predestinatia essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia” (Ef 1,5-6). “Infatti la gloria di Dio è l'uomo vivente e la vita dell'uomo è la visione di Dio: se già la rivelazione di Dio attraverso la creazione procurò la vita a tutti gli esseri che vivono sulla terra, quanto più la manifestazione del Padre per mezzo del Verbo dà la vita a coloro che vedono Dio” [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 4, 20, 7]. Il fine ultimo della creazione è che Dio, “che di tutti è il Creatore, possa anche essere "tutto in tutti" (1Cor 15,28) procurando ad un tempo la sua gloria e la nostra felicità” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 2]. (CCC 1060) Alla fine dei tempi, il Regno di Dio giungerà alla sua pienezza. Allora i giusti regneranno con Cristo per sempre, glorificati in corpo e anima, e lo stesso universo materiale sarà trasformato. Dio allora sarà “tutto in tutti” (1Cor 15,28), nella vita eterna. (CCC 2855) La dossologia finale “perché tuo è il regno, la gloria e il potere” riprende, per inclusione, le prime tre domande al Padre nostro: la glorificazione del suo Nome, la venuta del suo regno e il potere della sua volontà salvifica. Ma questa ripresa ha la forma dell'adorazione e dell'azione di grazie, come nella liturgia celeste [Ap 1,6; 4,11; 5,13]. Il principe di questo mondo si era attribuito in modo menzognero questi tre titoli di regalità, di potere e di gloria [Lc 4,5-6]; Cristo, il Signore, li restituisce al Padre suo e Padre nostro, finché gli consegnerà il Regno, quando il Mistero della salvezza sarà definitivamente compiuto e Dio sarà tutto in tutti [1Cor 15,24-28]. (CCC 2550) Lungo questo cammino della perfezione lo Spirito e la Sposa chiamano chi li ascolta [Ap 22,17] alla piena comunione con Dio: “Là sarà la vera gloria, dove nessuno verrà lodato per sbaglio o per adulazione; il vero onore, che non sarà rifiutato a nessuno che ne sia degno, non sarà riconosciuto a nessuno che ne sia indegno; né d'altra parte questi potrebbe pretenderlo, perché vi sarà ammesso solo chi è degno. Vi sarà la vera pace, dove nessuno subirà avversità da parte di se stesso o da parte di altri. Premio della virtù sarà colui che diede la virtù e che promise se stesso come ciò di cui non può esservi nulla di migliore e di più grande. […] “Sarò vostro Dio e voi sarete mio popolo” (Lv 16,12) […]. Ancora questo indicano […] le parole dell'Apostolo: “Perché Dio sia tutto in tutti” (1Cor 15,28). Egli sarà il fine di tutti i nostri desideri, contemplato senza fine, amato senza fastidio, lodato senza stanchezza. Questo dono, questo affetto, questo atto sarà certamente comune a tutti, come la stessa vita eterna” [Sant'Agostino, De civitate Dei, 22, 30: PL 41, 801-802].

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