Ef 2, 1-5 Per grazia siete stati salvati

Capitolo 2°
(Ef 2, 1-5) Per grazia siete stati salvati

[1] Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, [2] nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. [3] Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri. [4] Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, [5] da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. (CCC 2515) La “concupiscenza”, nel senso etimologico, può designare ogni forma veemente di desiderio umano. La teologia cristiana ha dato a questa parola il significato specifico di moto dell'appetito sensibile che si oppone ai dettami della ragione umana. L'Apostolo san Paolo la identifica con l'opposizione della “carne” allo “spirito [Gal 5,16.17.24; Ef 2,3]. E' conseguenza della disobbedienza del primo peccato [Gen 3,11]. Ingenera disordine nelle facoltà morali dell'uomo e, senza essere in se stessa un peccato, inclina l'uomo a commettere il peccato [Concilio di Trento: DS 1515]. (CCC 211) Il Nome divino “Io Sono” o “Egli Èesprime la fedeltà di Dio il quale, malgrado l'infedeltà del peccato degli uomini e il castigo che merita, “conserva il suo favore per mille generazioni” (Es 34,7). Dio rivela di essere “ricco di misericordia” (Ef 2,4) arrivando a dare il suo Figlio. Gesù, donando la vita per liberarci dal peccato, rivelerà che anch'egli porta il Nome divino: “Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono” (Gv 8,28). (CCC 654) Vi è un duplice aspetto nel mistero pasquale: con la sua morte Cristo ci libera dal peccato, con la sua risurrezione ci dà accesso ad una nuova vita. Questa è dapprima la giustificazione che ci mette nuovamente nella grazia di Dio [Rm 4,25] “perché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,4). Essa consiste nella vittoria sulla morte del peccato e nella nuova partecipazione alla grazia [Ef 2,4-5; 1Pt 1,3]. Essa compie l'adozione filiale poiché gli uomini diventano fratelli di Cristo, come Gesù stesso chiama i suoi discepoli dopo la sua risurrezione: “Andate ad annunziare ai miei fratelli” (Mt 28,10; Gv 20,17). Fratelli non per natura, ma per dono della grazia, perché questa filiazione adottiva procura una reale partecipazione alla vita del Figlio unico, la quale si è pienamente rivelata nella sua risurrezione.

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