Fil 2, 1-4 Comunanza di spirito amore e carità

Capitolo 2°
(Fil 2, 1-4) Comunanza di spirito amore e carità

[1] Se c'è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, [2] rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. [3] Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, [4] senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri. (CCC 2842) Questo “come” non è unico nell'insegnamento di Gesù: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48); “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”(Lc 6,36); “Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amati, così amatevi anche voi” (Gv 13,34). E' impossibile osservare il comandamento del Signore, se si tratta di imitare il modello divino dall'esterno. Si tratta invece di una partecipazione vitale, che scaturisce “dalla profondità del cuore”, alla santità, alla misericordia, all'amore del nostro Dio. Soltanto lo Spirito, del quale viviamo [Gal 5,25], può fare “nostri” i medesimi sentimenti che furono in Cristo Gesù [Fil 2,1.5]. Allora diventa possibile l'unità del perdono, perdonarci “a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo” (Ef 4,32). (CCC 2635) Intercedere, chiedere in favore di un altro, dopo Abramo, è la prerogativa di un cuore in sintonia con la misericordia di Dio. Nel tempo della Chiesa, l'intercessione cristiana partecipa a quella di Cristo: è espressione della comunione dei santi. Nell'intercessione, colui che prega non cerca solo “il proprio interesse, ma anche quello degli altri” (Fil 2,4), fino a pregare per coloro che gli fanno del male [S. Stefano che prega per i suoi uccisori, come Gesù: cf At 7,60; Lc 23,28.34].

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