Gal 3, 10-14 Cristo ci ha riscattati

(Gal 3, 10-14) Cristo ci ha riscattati
[10] Quelli invece che si richiamano alle opere della legge, stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle. [11] E che nessuno possa giustificarsi davanti a Dio per la legge risulta dal fatto che il giusto vivrà in virtù della fede. [12] Ora la legge non si basa sulla fede; al contrario dice che chi praticherà queste cose, vivrà per esse. [13] Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno, [14] perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede. (CCC 578) Gesù, il Messia d'Israele, il più grande quindi nel regno dei cieli, aveva il dovere di osservare la Legge, praticandola nella sua integralità fin nei minimi precetti, secondo le sue stesse parole. Ed è anche il solo che l'abbia potuto fare perfettamente [Gv 8,46]. Gli Ebrei, secondo quanto essi stessi confessano, non hanno mai potuto osservare la Legge nella sua integralità senza trasgredire il più piccolo precetto [Gv 7,19; At 13,38-41; 15,10]. Per questo, ogni anno, alla festa dell'Espiazione, i figli d'Israele chiedono perdono a Dio per le loro trasgressioni della Legge. In realtà, la Legge costituisce un tutto unico e, come ricorda san Giacomo, “chiunque osservi tutta la Legge, ma la trasgredisca in un punto solo, diventa colpevole di tutto” (Gc 2,10) [Gal 3,10; 5,3]. (CCC 580) L'adempimento perfetto della Legge poteva essere soltanto l'opera del divino Legislatore nato sotto la Legge nella Persona del Figlio [Gal 4,4]. Con Gesù, la Legge non appare più incisa su tavole di pietra ma scritta “nell’animo” e nel “cuore” (Ger 31,33) del Servo che, proclamando “il diritto con fermezza” (Is 42,3), diventa l'“alleanza del Popolo” (Is 42,6). Gesù compie la Legge fino a prendere su di sé “la maledizione della Legge(Gal 3,13), in cui erano incorsi coloro che non erano rimasti fedeli “a tutte le cose scritte nel libro della Legge” (Gal 3,10); infatti la morte di Cristo intervenne “per la redenzione delle colpe commesse sotto la prima Alleanza” (Eb 9,15). (CCC 706) Contro ogni speranza umana, Dio promette ad Abramo una discendenza, come frutto della fede e della potenza dello Spirito Santo [Gen 18,1-15; Lc 1,26-38.54-55; Gv 1,12-13; Rm 4,16-21]. In essa saranno benedetti tutti i popoli della terra [Gen 12,3]. Questa discendenza sarà Cristo [Gal 3,16], nel quale l'effusione dello Spirito Santo riunirà “insieme i figli di Dio che erano dispersi” (Gv 11,52). Impegnandosi con giuramento [Lc 1,73], Dio si impegna già al dono del suo Figlio Prediletto [Gen 22,17-18; Rm 8,32; Gv 3,16 ] e al dono dello Spirito della Promessa che prepara la redenzione di coloro che Dio si è acquistato (Ef 1,13-14) [Gal 3,14]. (CCC 693) Oltre al suo nome proprio, che è il più usato negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere, in san Paolo troviamo gli appellativi: “Spirito […] promesso” [Ef 1,13; Gal 3,14], “Spirito da figli adottivi” [Rm 8,15; Gal 4,6], “Spirito di Cristo” (Rm 8,9), “Spirito del Signore” (2Cor 3,17), “Spirito di Dio” (Rm 8,9.14; 15,19; 1Cor 6,11; 7,40) e, in san Pietro, “Spirito della gloria” (1Pt 4,14).

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