2 Tm 2, 23-26 Servo del Signore mite, paziente, dolce

(2 Tm 2, 23-26) Servo del Signore mite, paziente, dolce
[23] Evita inoltre le discussioni sciocche e non educative, sapendo che generano contese. [24] Un servo del Signore non dev'essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite, [25] dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità [26] e ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà.
(CCC 1877) La vocazione dell'umanità è di rendere manifesta l'immagine di Dio e di essere trasformata ad immagine del Figlio unigenito del Padre. Tale vocazione riveste una forma personale, poiché ciascuno è chiamato ad entrare nella beatitudine divina; ma riguarda anche la comunità umana nel suo insieme. (CCC 1878) Tutti gli uomini sono chiamati al medesimo fine, Dio stesso. Esiste una certa somiglianza tra l'unità delle Persone divine e la fraternità che gli uomini devono instaurare tra loro, nella verità e nella carità [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 24]. L'amore del prossimo è inseparabile dall'amore per Dio. (CCC 716) Il popolo dei “poveri” [Sof 2,3; Sal 22,27; 34,3; Is 49,13; 61,1; ecc.], gli umili e i miti, totalmente abbandonati ai disegni misteriosi del loro Dio, coloro che attendono la giustizia, non degli uomini ma del Messia, è alla fine la grande opera della missione nascosta dello Spirito Santo durante il tempo delle promesse per preparare la venuta di Cristo. È il loro cuore, purificato e illuminato dallo Spirito, che si esprime nei Salmi. In questi poveri, lo Spirito prepara al Signore “un popolo ben disposto” (Lc 1,17).

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