Eb 12, 28 Rendiamo un culto gradito a Dio

(Eb 12, 28) Rendiamo un culto gradito a Dio
[28] Perciò, poiché noi riceviamo in eredità un regno incrollabile, conserviamo questa grazia e per suo mezzo rendiamo un culto gradito a Dio, con riverenza e timore.
(CCC 98) “La Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita, nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa stessa è, tutto ciò che essa crede” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 10]. (CCC 1147) Dio parla all'uomo attraverso la creazione visibile. L'universo materiale si presenta all'intelligenza dell'uomo perché vi legga le tracce del suo Creatore [Sap 13,1; Rm 1,19-20; At 14,17]. La luce e la notte, il vento e il fuoco, l'acqua e la terra, l'albero e i frutti parlano di Dio, simboleggiano ad un tempo la sua grandezza e la sua vicinanza. (CCC 1148) In quanto creature, queste realtà sensibili possono diventare il luogo in cui si manifesta l'azione di Dio che santifica gli uomini, e l'azione degli uomini che rendono a Dio il loro culto. Ugualmente avviene per i segni e i simboli della vita sociale degli uomini: lavare e ungere, spezzare il pane e condividere il calice possono esprimere la presenza santificante di Dio e la gratitudine dell'uomo verso il suo Creatore. (CCC 1149) Le grandi religioni dell'umanità testimoniano, spesso in modo impressionante, tale senso cosmico e simbolico dei riti religiosi. La liturgia della Chiesa presuppone, integra e satifica elementi della creazione e della cultura umana conferendo loro la dignità di segni della grazia, della nuova creazione in Gesù Cristo. (CCC 2717) La preghiera contemplativa è silenzio, “simbolo del mondo futuro” [Sant'Isacco di Ninive, Tractatus mystici, 66] o “silenzioso amore” [San Giovanni della Croce, Carta, 6]. Nella preghiera contemplativa le parole non sono discorsi, ma come ramoscelli che alimentano il fuoco dell'amore. E' in questo silenzio, insopportabile all'uomo “esteriore”, che il Padre ci dice il suo Verbo incarnato, sofferente, morto e risorto, e che lo Spirito filiale ci fa partecipare alla preghiera di Gesù. (CCC 2719) La preghiera contemplativa è una comunione d'amore portatrice di vita per la moltitudine, nella misura in cui è consenso a dimorare nella notte oscura della fede. La notte pasquale della risurrezione passa attraverso quella dell'agonia e della tomba. Sono questi tre tempi forti dell'Ora di Gesù che il suo Spirito (e non la “carne” che è “debole”) fa sì che nella preghiera contemplativa traduciamo in vita questi tre tempi forti. E' necessario acconsentire a vegliare un'ora con lui (Mt 26,40-41).

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