Gc 2, 8-9 La distinzione di persone è peccato
(Gc 2, 8-9) La distinzione di persone è peccato
[8] Certo, se adempite il più importante dei comandamenti secondo la Scrittura: amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene; [9] ma se fate distinzione di persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori.
(CCC 2055) Quando gli si pone la domanda: “Qual è il più grande comandamento della Legge?” (Mt 22,36), Gesù risponde: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti” (Mt 22,37-40; cf Dt 6,5; Lv 19,18). Il Decalogo deve essere interpretato alla luce di questo duplice ed unico comandamento della carità, pienezza della Legge: “Il precetto: non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della Legge è l'amore” (Rm 13,9-10). (CCC 1934) Tutti gli uomini, creati ad immagine dell'unico Dio e dotati di una medesima anima razionale, hanno la stessa natura e la stessa origine. Redenti dal sacrificio di Cristo, tutti sono chiamati a partecipare alla medesima beatitudine divina: tutti, quindi, godono di una eguale dignità. (CCC 1935) L'uguaglianza tra gli uomini poggia essenzialmente sulla loro dignità personale e sui diritti che ne derivano: “Ogni genere di discriminazione nei diritti fondamentali della persona […] in ragione del sesso, della stirpe, del colore, della condizione sociale, della lingua o religione, deve essere superato ed eliminato, come contrario al disegno di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 29].