Ap 4, 1-6 Ebbi una visione: una porta aperta nel cielo

Capitolo 4
(Ap 4, 1-6) Ebbi una visione: una porta aperta nel cielo

[1] Dopo ciò ebbi una visione: una porta era aperta nel cielo. La voce che prima avevo udito parlarmi come una tromba diceva: Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito. [2] Subito fui rapito in estasi. Ed ecco, c'era un trono nel cielo, e sul trono uno stava seduto. [3] Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono. [4] Attorno al trono, poi, c'erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro vegliardi avvolti in candide vesti con corone d'oro sul capo. [5] Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; sette lampade accese ardevano davanti al trono, simbolo dei sette spiriti di Dio. [6] Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e intorno al trono vi erano quattro esseri viventi pieni d'occhi davanti e di dietro.
(CCC 1139) E' a questa liturgia eterna che lo Spirito e la Chiesa ci fanno partecipare quando celebriamo, nei sacramenti, il mistero della salvezza. (CCC 1137) L'Apocalisse di san Giovanni, letta nella liturgia della Chiesa, ci rivela prima di tutto “un trono nel cielo, e sul trono Uno seduto” (Ap 4,2): “il Signore” (Is 6,1; cf Ez 1,26-28). Poi l'Agnello, “ritto […] come immolato” (Ap 5,6; cf Gv 1,29): il Cristo crocifisso e risorto, l'unico Sommo Sacerdote del vero santuario [Eb 4,14-15; 10,19-21; ecc], lo stesso “che offre e che viene offerto, che dona ed è donato” [Liturgia bizantina. Anafora di San Giovanni Crisostomo; PG 63, 913]. Infine, il “fiume di acqua viva” che scaturisce “dal trono di Dio e dell'Agnello” (Ap 22,1), uno dei simboli più belli dello Spirito Santo [Gv 4,10-14; Ap 21,6]. (CCC 1138) “Ricapitolati” in Cristo, partecipano al servizio della lode di Dio e al compimento del suo disegno: le Potenze celesti [Ap 4-5; Is 6,2-3 ], tutta la creazione (i quattro esseri viventi), i servitori dell'Antica e della Nuova Alleanza (i ventiquattro vegliardi), il nuovo popolo di Dio (i centoquarantaquattromila) [Ap 7,1-8; 14,1], in particolare i martiri “immolati a causa della Parola di Dio” (Ap 6,9), e la santissima Madre di Dio [Donna: Ap 12; Sposa dell'Agnello: Ap 21,9] infine “una moltitudine immensa, che nessuno” può contare, “di ogni nazione, razza, popolo e lingua” (Ap 7,9). (CCC 663) Cristo, ormai, siede alla destra del Padre. “Per destra del Padre intendiamo la gloria e l'onore della divinità, ove colui che esisteva come Figlio di Dio prima di tutti i secoli come Dio e consustanziale al Padre, s'è assiso corporalmente dopo che si è incarnato e la sua carne è stata glorificata” [San Giovanni Damasceno, Expositio fidei, 75 (De fide orthodoxa, 4, 2): PG 94, 1104]. (CCC 664) L'essere assiso alla destra del Padre significa l'inaugurazione del regno del Messia, compimento della visione del profeta Daniele riguardante il Figlio dell'uomo: “[Il Vegliardo] gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto” (Dn 7,14). A partire da questo momento, gli Apostoli sono divenuti i testimoni del “Regno che non avrà fine” [Simbolo niceno-costantinopolitano: DS 150].

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