1Re 21, 7-13 Due uomini perversi l'accusarono

(1Re 21, 7-13) Due uomini perversi l'accusarono
[7] Allora Gezabele sua moglie gli disse: «Ora devi esercitare il tuo governo su Israele! Lèvati, prendi cibo e sta' di cuore allegro; io infatti ti darò la vigna di Nabot di Izreel». [8] Scrisse delle lettere a nome di Acab, le sigillò con il sigillo reale e le spedì agli anziani e ai notabili che abitavano con Nabot. [9] Così venne scritto nelle lettere: «Bandite un digiuno e fate sedere Nabot alla testa del popolo. [10] Ponetegli di fronte due uomini perversi che lo accusino dicendo: "Tu hai maledetto Dio e il re". Poi fatelo uscire, lapidatelo e così muoia!». [11] Gli uomini della città di Nabot, gli anziani e i notabili fecero come Gezabele aveva loro ordinato, secondo quanto era scritto nelle lettere che essa aveva loro inviato. [12] Bandirono un digiuno e fecero sedere Nabot alla testa del popolo. [13] Allora giunsero i due uomini perversi, che si sedettero di fronte a lui e l'accusarono dicendo: «Nabot ha maledetto Dio e il re». Lo fecero uscire fuori della città, lo lapidarono e morì.
(CCC 2464) L'ottavo comandamento proibisce di falsare la verità nelle relazioni con gli altri. Questa norma morale deriva dalla vocazione del popolo santo ad essere testimone del suo Dio il quale è e vuole la verità. Le offese alla verità esprimono, con parole o azioni, un rifiuto ad impegnarsi nella rettitudine morale: sono profonde infedeltà a Dio e, in tal senso, scalzano le basi dell'Alleanza. (CCC 2465) L'Antico Testamento attesta: Dio è sorgente di ogni verità. La sua Parola è verità [Pr 8,7; 2Sam 7,28]. La sua legge è verità [Sal 119,142]. La sua “fedeltà dura per ogni generazione” (Sal 119,90) [Lc 1,50]. Poiché Dio è il “Verace” (Rm 3,4), i membri del suo popolo sono chiamati a vivere nella verità [Sal 119,30]. (CCC 2476) Falsa testimonianza e spergiuro. Un’affermazione contraria alla verità, quando è fatta pubblicamente, riveste una gravità particolare. Fatta davanti ad un tribunale, diventa una falsa testimonianza [Pr 19,9]. Quando la si fa sotto giuramento, è uno spergiuro. Simili modi di comportarsi contribuiscono sia alla condanna di un innocente sia alla assoluzione di un colpevole, oppure ad aggravare la pena in cui è incorso l'accusato [Pr 18,5]. Compromettono gravemente l'esercizio della giustizia e l'equità della sentenza pronunciata dai giudici.

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