Sal 22, 2 Dio mio, perché mi hai abbandonato?
(Sal 22, 2) Dio mio, perché mi hai abbandonato?
[2] "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Tu sei lontano dalla mia salvezza": sono le parole del mio lamento.
(CCC 304) Spesso si nota che lo Spirito Santo, autore principale della Sacra Scrittura, attribuisce delle azioni a Dio, senza far cenno a cause seconde. Non si tratta di “un modo di parlare” primitivo, ma di una maniera profonda di richiamare il primato di Dio e la sua signoria assoluta sulla storia e sul mondo [Is 10,5-15; 45,5-7; Dt 32,39; Sir 11,14] educando così alla fiducia in lui. La preghiera dei salmi è la grande scuola di questa fiducia [Sal 22; 32; 35; 103; 138; e altri]. (CCC 603) Gesù non ha conosciuto la riprovazione come se egli stesso avesse peccato [Gv 8,46]. Ma nell'amore redentore che sempre lo univa al Padre [Gv 8,29], egli ci ha assunto nella nostra separazione da Dio a causa del peccato al punto da poter dire a nome nostro sulla croce: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34; Sal 22,1). Avendolo reso così solidale con noi peccatori, “Dio non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi” (Rm 8,32) affinché noi fossimo “riconciliati con lui per mezzo della morte del Figlio suo” (Rm 5,10). (CCC 2605) Quando giunge l'Ora in cui porta a compimento il Disegno di amore del Padre, Gesù lascia intravvedere l'insondabile profondità della sua preghiera filiale, non soltanto prima di consegnarsi volontariamente (Padre, ... non... la mia, ma la tua volontà”: Lc 22,42), ma anche nelle ultime sue parole sulla croce, là dove pregare e donarsi si identificano: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34); “In verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso” (Lc 23,43); “Donna, ecco il tuo figlio. […] Ecco la tua Madre” (Gv 19,26-27); “Ho sete!” (Gv 19,28); “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34) [Sal 22,2]; “Tutto è compiuto!” (Gv 19,30); “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46), fino a quel “forte grido” con il quale muore, rendendo lo spirito [Mc 15,37; Gv 19,30].