Is 45, 5-8 Io sono il Signore e non v'è alcun altro

(Is 45, 5-8) Io sono il Signore e non v'è alcun altro
[5] Io sono il Signore e non v'è alcun altro; fuori di me non c'è dio; ti renderò spedito nell'agire, anche se tu non mi conosci, [6] perché sappiano dall'oriente fino all'occidente che non esiste dio fuori di me. Io sono il Signore e non v'è alcun altro. [7] Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il bene e provoco la sciagura; io, il Signore, compio tutto questo. [8] Stillate, cieli, dall'alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia. Io, il Signore, ho creato tutto questo".
(CCC 2795) Il simbolo dei cieli ci rimanda al mistero dell'Alleanza che viviamo quando preghiamo il Padre nostro. Egli è nei cieli: questa è la sua dimora; la casa del Padre è dunque la nostra “patria”. Il peccato ci ha esiliati dalla terra dell'Alleanza [Gen 3] ed è verso il Padre, verso il cielo, che ci fa tornare la conversione del cuore [Ger 3,19-4,1 a; Lc 15,18; Lc 15,21]. Ora, è in Cristo che il cielo e la terra sono riconciliati, [Is 45,8; Sal 85,12] perché il Figlio “è disceso dal cielo”, da solo, e al cielo fa tornare noi insieme con lui, per mezzo della sua croce, della sua Risurrezione e della sua Ascensione [Gv 12,32; 14,2-3; 16,28; 20,17; Ef 4,9-10; Eb 1,3; 2,13]. (CCC 2796) Quando la Chiesa prega “Padre nostro che sei nei cieli”, professa che siamo il popolo di Dio, già fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù [Ef 2,6, nascosti con Cristo in Dio [Col 3,3], mentre, al tempo stesso, “sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste” (2Cor 5,2) [Fil 3,20; Eb 13,14]. I cristiani “sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Passano la loro vita sulla terra, ma sono cittadini del cielo” [Lettera a Diogneto, 5, 8-9].

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