Is 5, 1-7 La vigna del Signore è la casa di Israele

(Is 5, 1-7) La vigna del Signore è la casa di Israele
[1] Canterò per il mio diletto il mio cantico d'amore per la sua vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. [2] Egli l'aveva vangata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato scelte viti; vi aveva costruito in mezzo una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva, ma essa fece uva selvatica. [3] Or dunque, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. [4] Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha fatto uva selvatica? [5] Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. [6] La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. [7] Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa di Israele; gli abitanti di Giuda la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi.
(CCC 734) Poiché noi siamo morti, o, almeno, feriti per il peccato, il primo effetto del dono dell'amore è la remissione dei nostri peccati. È “la comunione dello Spirito Santo” (2Cor 13,13) che nella Chiesa ridona ai battezzati la somiglianza divina perduta a causa del peccato. (CCC 735) Egli dona allora la “caparra” o le “primizie” della nostra eredità [Rm 8,23; 2Cor 1,21]; la vita stessa della Santissima Trinità che consiste nell'amare come egli ci ha amati [1Gv 4,11-12]. Questo amore (la carità di 1Cor 13) è il principio della vita nuova in Cristo, resa possibile dal fatto che abbiamo “forza dallo Spirito Santo” (At 1,8).

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