206. Che cosa significa morire in Cristo Gesù? (III parte) (continuazione)


206. Che cosa significa morire in Cristo Gesù? (III parte) (continuazione)

(Comp 206 ripetizione) Significa morire in grazia di Dio, senza peccato mortale. Il credente in Cristo, seguendo il suo esempio, può così trasformare la propria morte in un atto di obbedienza e di amore verso il Padre. «Certa è questa parola: se moriamo con lui, vivremo anche con lui» (2 Tm 2, 11).

“In Sintesi”
(CCC 1018) In conseguenza del peccato originale, l'uomo deve subire “la morte corporale, dalla quale sarebbe stato esentato se non avesse peccato” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 18].

Approfondimenti e spiegazioni
(CCC 1011) Nella morte, Dio chiama a sé l'uomo. Per questo il cristiano può provare nei riguardi della morte un desiderio simile a quello di san Paolo: “il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo” (Fil 1,23); e può trasformare la sua propria morte in un atto di obbedienza e di amore verso il Padre, sull'esempio di Cristo [Lc 23,46]: “Ogni mio desiderio terreno è crocifisso; […] un'acqua viva mormora dentro di me e mi dice: “Vieni al Padre!” [Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Romanos, 7, 2]. “Voglio vedere Dio, ma per vederlo bisogna morire” [Santa Teresa di Gesù, Poesia, 7]. “Non muoio, entro nella vita” [Santa Teresa di Gesù Bambino, Lettere (9 giugno 1897)]. (CCC 1012) La visione cristiana della morte [1Ts 4,13-14] è espressa in modo impareggiabile nella liturgia della Chiesa: “Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un'abitazione eterna nel cielo” [Prefazio dei defunti, I: Messale Romano].

Per la riflessione
(CCC 1013) La morte è la fine del pellegrinaggio terreno dell'uomo, è la fine del tempo della grazia e della misericordia che Dio gli offre per realizzare la sua vita terrena secondo il disegno divino e per decidere il suo destino ultimo. Quando è “finito l'unico corso della nostra vita terrena”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48] noi non ritorneremo più a vivere altre vite terrene. “È stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta” (Eb 9,27). Non c'è “reincarnazione” dopo la morte. (CCC 1014) La Chiesa ci incoraggia a prepararci all'ora della nostra morte (“Dalla morte improvvisa, liberaci, Signore”: antiche Litanie dei santi), a chiedere alla Madre di Dio di intercedere per noi “nell'ora della nostra morte” (Ave Maria) e ad affidarci a san Giuseppe, patrono della buona morte: “In ogni azione, in ogni pensiero, dovresti comportarti come se tu dovessi morire oggi stesso; se avrai la coscienza retta, non avrai molta paura di morire. Sarebbe meglio star lontano dal peccato che fuggire la morte. Se oggi non sei preparato a morire, come lo sarai domani?” [De imitatione Christi, 1, 23, 5-8]. “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullo homo vivente pò skappare. Guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali: beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati, ka la morte seconda nol farà male” [San Francesco d'Assisi, Cantico delle creature]. [FINE]

(Prossima domanda: Che cos'è la vita eterna?)

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