428. Siamo tutti chiamati alla santità cristiana? (II parte) (continuazione)


428. Siamo tutti chiamati alla santità cristiana? (II parte) (continuazione)

(Comp 428 ripetizione) Tutti i fedeli sono chiamati alla santità cristiana. Essa è pienezza della vita cristiana e perfezione della carità, e si attua nell'unione intima con Cristo, e, in lui, con la Santissima Trinità. Il cammino di santificazione del cristiano, dopo essere passato attraverso la Croce, avrà il suo compimento nella Risurrezione finale dei giusti, nella quale Dio sarà tutto in tutte le cose.

“In Sintesi”

(CCC 2029) “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24 ). (CCC 2028) “Tutti i fedeli […] sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 40]. “La perfezione cristiana non ha che un limite: quello di non averne alcuno” [San Gregorio di Nissa, De vita Moysis, 1, 5: PG 44, 300].

Approfondimenti e spiegazioni

(CCC 2014) Il progresso spirituale tende all'unione sempre più intima con Cristo. Questa unione si chiama “mistica”, perché partecipa al mistero di Cristo mediante i sacramenti - “i santi misteri” - e, in lui, al mistero della Santissima Trinità. Dio ci chiama tutti a questa intima unione con lui, anche se soltanto ad alcuni sono concesse grazie speciali o segni straordinari di questa vita mistica, allo scopo di rendere manifesto il dono gratuito fatto a tutti. (CCC 2015) Il cammino della perfezione passa attraverso la croce. Non c'è santità senza rinuncia e senza combattimento spirituale [2Tm, 4]. Il progresso spirituale comporta l'ascesi e la mortificazione, che gradatamente conducono a vivere nella pace e nella gioia delle beatitudini: “Colui che sale non cessa mai di andare di inizio in inizio; non si è mai finito di incominciare. Mai colui che sale cessa di desiderare ciò che già conosce” [San Gregorio di Nissa, In Canticum, homilia 8: PG 44, 941].

Per la riflessione

(CCC 2016) I figli della santa Chiesa nostra Madre sperano giustamente la grazia della perseveranza finale e la ricompensa di Dio loro Padre per le buone opere compiute con la sua grazia, in comunione con Gesù [Concilio di Trento: DS 1576]. Osservando la medesima regola di vita, i credenti condividono “la beata speranza” di coloro che la misericordia divina riunisce nella “città santa, la nuova Gerusalemme” che scende “dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo Sposo” (Ap 21,2). [FINE]


(Prossima domanda: In qual modo la Chiesa nutre la vita morale del cristiano?)

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