Lc 22, 14-23

Lc 22, 14-23

(Caritas in Veritate 58b) Gli aiuti economici, per essere veramente tali, non devono perseguire secondi fini. Devono essere erogati coinvolgendo non solo i governi dei Paesi interessati, ma anche gli attori economici locali e i soggetti della società civile portatori di cultura, comprese le Chiese locali. I programmi di aiuto devono assumere in misura sempre maggiore le caratteristiche di programmi integrati e partecipati dal basso. Resta vero infatti che la maggior risorsa da valorizzare nei Paesi da assistere nello sviluppo è la risorsa umana: questa è l'autentico capitale da far crescere per assicurare ai Paesi più poveri un vero avvenire autonomo.

Lavoro: fondamento, diritto naturale e vocazione dell'uomo

(CDS 294) Il lavoro è «il fondamento su cui si forma la vita familiare, la quale è un diritto naturale ed una vocazione dell'uomo» [633]: esso assicura i mezzi di sussistenza e garantisce il processo educativo dei figli [634]. Famiglia e lavoro, così strettamente interdipendenti nell'esperienza della grande maggioranza delle persone, meritano finalmente una considerazione più adeguata alla realtà, un'attenzione che li comprenda insieme, senza i limiti di una concezione privatistica della famiglia ed economicistica del lavoro. A questo riguardo, è necessario che le imprese, le organizzazioni professionali, i sindacati e lo Stato si rendano promotori di politiche del lavoro che non penalizzino, ma favoriscano il nucleo familiare dal punto di vista occupazionale. La vita di famiglia e il lavoro, infatti, si condizionano reciprocamente in vario modo. Il pendolarismo, il doppio lavoro e la fatica fisica e psicologica riducono il tempo dedicato alla vita familiare [635]; le situazioni di disoccupazione hanno ripercussioni materiali e spirituali sulle famiglie, così come le tensioni e le crisi familiari influiscono negativamente sugli atteggiamenti e sul rendimento in campo lavorativo.

Note: [633] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 10: AAS 73 (1981) 600. [634] Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 10: AAS 73 (1981) 600-602; Id., Esort. ap. Familiaris consortio, 23: AAS 74 (1982) 107-109. [635] Cfr. Santa Sede, Carta dei diritti della famiglia, art. 10, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1983, p. 14.


(Lc 22, 14-23) La Chiesa lotta per la pace con la preghiera

[14] Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, [15] e disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, [16] poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio". [17] E preso un calice, rese grazie e disse: "Prendetelo e distribuitelo tra voi, [18] poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio". [19] Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me". [20] Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi". [21] "Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola. [22] Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!". [23] Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò.

(CDS 519) La Chiesa lotta per la pace con la preghiera. La preghiera apre il cuore non solo ad un profondo rapporto con Dio, ma anche all'incontro con il prossimo all'insegna del rispetto, della fiducia, della comprensione, della stima e dell'amore [1098]. La preghiera infonde coraggio e dà sostegno a tutti «i veri amici della pace» [1099], i quali cercano di promuoverla nelle varie circostanze in cui si trovano a vivere. La preghiera liturgica è «il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta la sua forza» [1100]; in particolare la celebrazione eucaristica, «fonte e apice di tutta la vita cristiana» [1101], è sorgente inesauribile di ogni autentico impegno cristiano per la pace [1102].

Note: [1098] Cfr. Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1992, 4: AAS 84 (1992) 323-324. [1099] Paolo VI, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1968: AAS 59 (1967) 1098. [1100] Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 10: AAS 56 (1964) 102. [1101] Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 11: AAS 57 (1965) 15. [1102] La celebrazione eucaristica inizia con un saluto di pace, il saluto di Cristo ai discepoli. Il Gloria è una richiesta di pace per tutto il popolo di Dio sulla terra. La preghiera per la pace, nelle anafore della S. Messa, si articola in un appello per la pace e l'unità della Chiesa; per la pace per l'intera famiglia di Dio in questa vita; per il progresso della pace e la salvezza del mondo. Durante il rito della comunione, la Chiesa prega affinché il Signore dia «la pace nei nostri giorni» e ricorda il dono di Cristo che consiste nella Sua pace, invocando «la pace e l'unità» del Suo regno. L'Assemblea prega anche affinché l'Agnello di Dio tolga i peccati del mondo e « dia la pace». Prima della comunione, tutta l'Assemblea si scambia un gesto di pace; la celebrazione eucaristica si conclude col congedo dell'Assemblea nella pace di Cristo. Molte sono le preghiere che, durante la S. Messa, invocano la pace nel mondo; in esse la pace è a volte associata alla giustizia, come ad esempio nel caso della preghiera di apertura dell'Ottava Domenica del Tempo Ordinario con la quale la Chiesa chiede a Dio che gli eventi di questo mondo si realizzino sempre nel segno della giustizia e della pace, secondo la Sua volontà.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.


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