Gaudium et spes n. 55 e commento CCC - CDS



55. L'uomo artefice della cultura  

Costruire un mondo migliore nella verità e nella giustizia


[n. 55b] Ciò appare ancor più chiaramente se teniamo presente l'unificazione del mondo e il compito che ci si impone di costruire un mondo migliore nella verità e nella giustizia.

(CCC 771) “Cristo, unico mediatore, ha costituito sulla terra la sua Chiesa santa, comunità di fede, di speranza e di carità, come un organismo visibile; incessantemente la sostenta e per essa diffonde su tutti la verità e la grazia”. La Chiesa è ad un tempo: - “la società costituita di organi gerarchici e il Corpo mistico di Cristo; - l'assemblea visibile e la comunità spirituale; - la Chiesa della terra e la Chiesa ormai in possesso dei beni celesti”. Queste dimensioni “formano una sola complessa realtà risultante di un elemento umano e di un elemento divino” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8]. La Chiesa “ha la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell'azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e, tuttavia, pellegrina; tutto questo in modo che quanto in lei è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all'invisibile, l'azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura verso la quale siamo incamminati” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 2]. “O umiltà! O sublimità! Tabernacolo di Cedar, santuario di Dio; abitazione terrena, celeste reggia; dimora di fango, sala regale; corpo di morte, tempio di luce; infine, rifiuto per i superbi, ma sposa di Cristo! Bruna sei, ma bella, o figlia di Gerusalemme: se anche la fatica e il dolore del lungo esilio ti sfigura, ti adorna tuttavia la bellezza celeste [San Bernardo di Chiaravalle, In Canticum sermo, 27, 7, 14; Opera]. 
   (CDS 582) Per rendere la società più umana, più degna della persona, occorre rivalutare l'amore nella vita sociale — a livello politico, economico, culturale —, facendone la norma costante e suprema dell'agire. Se la giustizia «è di per sé idonea ad “arbitrare” tra gli uomini nella reciproca ripartizione dei beni oggettivi secondo l'equa misura, l'amore invece, e soltanto l'amore (anche quell'amore benigno, che chiamiamo “misericordia”), è capace di restituire l'uomo a se stesso» (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dives in misericordia, 14: AAS 72 (1980) 1223). Non si possono regolare i rapporti umani unicamente con la misura della giustizia: «Il cristiano sa che l'amore è il motivo per cui Dio entra in rapporto con l'uomo. Ed è ancora l'amore che Egli s'attende come risposta dall'uomo. L'amore è perciò la forma più alta e più nobile di rapporto degli esseri umani tra loro. L'amore dovrà dunque animare ogni settore della vita umana, estendendosi anche all'ordine internazionale. Solo un'umanità nella quale regni la “civiltà dell'amore” potrà godere di una pace autentica e duratura» (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2004, 10: AAS 96 (2004) 121; cfr. Id., Lett. enc. Dives in misericordia, 14: AAS 72 (1980) 1224; cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2212). In questa prospettiva, il Magistero raccomanda vivamente la solidarietà perché è in grado di garantire il bene comune, aiutando lo sviluppo integrale delle persone: la carità «fa vedere nel prossimo un altro te stesso» (San Giovanni Crisostomo, Homilia De perfecta caritate, 1, 2: PG 56, 281-282).  
(Commento dal CCC: Catechismo della Chiesa Cattolica e dal CDS: Compendio della dottrina sociale della Chiesa)

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