Gaudium et spes n. 65 e commento CCC
65. Lo sviluppo economico sotto il controllo dell'uomo
Sviluppo economico non abbandonato al gioco dell’attività economica
[n. 65b] Lo sviluppo economico non può essere abbandonato
né al solo gioco quasi meccanico della attività economica dei singoli, né alla
sola decisione della pubblica autorità. Per questo, bisogna denunciare gli
errori tanto delle dottrine che, in nome di un falso concetto di libertà, si oppongono
alle riforme necessarie, quanto delle dottrine che sacrificano i diritti
fondamentali delle singole persone e dei gruppi all'organizzazione collettiva
della produzione (143).
(143) Cf. LEONE XIII, Encicl. Libertas praestantissimum, 20 giugno
1888: ASS 20 (1887-1888), pp. 597ss [in parte Dz 3252-53); PIO XI, Encicl. Quadragesimo anno: AAS 23 (1931), p.
191ss.; Encicl. Divini Redemptoris:
AAS 29 (1937), p. 65ss; PIO XII, Messaggio
natalizio Nell’alba e nella luce 1941: AAS 34 (1942), p 10ss; GIOVANNI
XXIII, Encicl. Mater et Magistra:
AAS 53 (1961), pp. 401-464 [in parte Dz
3935-53].
(CCC 2424) Una teoria che fa del
profitto la regola esclusiva e il fine ultimo dell'attività economica è
moralmente inaccettabile. Il desiderio smodato del denaro non manca di produrre
i suoi effetti perversi. E' una delle cause dei numerosi conflitti che turbano
l'ordine sociale [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium
et spes, 63; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 7; Id., Lett. enc. Centesimus annus, 35]. Un sistema che sacrifica “i diritti
fondamentali delle singole persone e dei gruppi all'organizzazione collettiva
della produzione” è contrario alla dignità dell'uomo [Gaudium et spes, 65]. Ogni pratica che riduce le persone a non
essere altro che puri strumenti in funzione del profitto, asservisce l'uomo,
conduce all'idolatria del denaro e contribuisce alla diffusione dell'ateismo.
“Non potete servire a Dio e a mammona” (Mt 6,24; Lc 16,13).