Gaudium et spes n. 86 e commento CCC e CDS
86. Alcune norme opportune
[n. 86b] b) È
dovere gravissimo delle nazioni evolute di aiutare i popoli in via di sviluppo
ad adempiere i compiti sopraddetti. Perciò esse procedano a quelle revisioni
interne, spirituali e materiali, richieste da questa cooperazione universale.
Così bisogna che negli scambi con le nazioni più deboli e meno fortunate
abbiano riguardo al bene di quelle che hanno bisogno per la loro stessa
sussistenza dei proventi ricavati dalla vendita dei propri prodotti. c) Spetta
alla comunità internazionale coordinare e stimolare lo sviluppo, curando
tuttavia di distribuire con la massima efficacia ed equità le risorse a ciò
destinate. Salvo il principio di sussidiarietà, ad essa spetta anche di
ordinare i rapporti economici mondiali secondo le norme della giustizia.
(CCC 2440) L'aiuto diretto costituisce una risposta adeguata a necessità
immediate, eccezionali, causate, per esempio, da catastrofi naturali, da
epidemie, ecc. Ma esso non basta a risanare i gravi mali che derivano da
situazioni di miseria, né a far fronte in modo duraturo ai bisogni. Occorre
anche riformare le istituzioni
economiche e finanziarie internazionali perché possano promuovere rapporti equi
con i paesi meno sviluppati [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 16]. E' necessario sostenere lo sforzo
dei paesi poveri che sono alla ricerca del loro sviluppo e della loro
liberazione [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus
annus, 26]. Questi principi vanno applicati in una maniera tutta
particolare nell'ambito del lavoro agricolo. I contadini, specialmente nel
terzo mondo, costituiscono la massa preponderante dei poveri.
(CDS 448) Lo spirito
della cooperazione internazionale richiede che al di sopra della stretta logica
del mercato vi sia consapevolezza di un dovere di solidarietà, di giustizia
sociale e di carità universale (932); infatti, esiste «qualcosa che è dovuto all'uomo perché è uomo, in forza della sua
eminente dignità» (933). La cooperazione è la via che la Comunità
internazionale nel suo insieme deve impegnarsi a percorrere «secondo
un'adeguata concezione del bene comune in riferimento all'intera famiglia
umana» (934). Ne deriveranno effetti molto positivi, come per esempio un
aumento di fiducia nelle potenzialità delle persone povere e quindi dei Paesi
poveri e un'equa distribuzione dei beni.
Note: (932) Cfr. Paolo VI, Lett. enc. Populorum
progressio, 44: AAS 59 (1967) 279. (933) (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus
annus, 34: AAS 83 (1991) 836. (934) (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 58: AAS 83 (1991) 863.
(Commento CCC dal Catechismo della Chiesa Cattolica e CDS dal
Compendio della dottrina sociale della
Chiesa)