LUMEN GENTIUM 27 e commento CCC
La funzione di governo
27c Il vescovo,
mandato dal padre di famiglia a governare la sua famiglia, tenga innanzi agli
occhi l'esempio del buon Pastore, che è venuto non per essere servito ma per
servire (cfr. Mt 20,28; Mc 10,45) e dare la sua vita per le pecore (cfr. Gv
10,11). Preso di mezzo agli uomini e soggetto a debolezza, può benignamente
compatire gli ignoranti o gli sviati (cfr. Eb 5,1-2). Non rifugga
dall'ascoltare quelli che dipendono da lui, curandoli come veri figli suoi ed
esortandoli a cooperare alacremente con lui.
(CCC 896) Il Buon Pastore
sarà il modello e la “forma” dell'ufficio pastorale del Vescovo. Cosciente
delle proprie debolezze, “il Vescovo può compatire quelli che sono
nell'ignoranza o nell'errore. Non rifugga dall'ascoltare” coloro che dipendono
da lui e “che cura come veri figli suoi. […] I fedeli poi devono aderire al
Vescovo come la Chiesa a Gesù Cristo e come Gesù Cristo al Padre” [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 27]:
“Obbedite tutti al Vescovo, come Gesù Cristo al Padre, e al presbiterio come
agli Apostoli; quanto ai diaconi, rispettateli come la Legge di Dio. Nessuno
compia qualche azione riguardante la Chiesa, senza il Vescovo” [Sant'Ignazio di
Antiochia, Epistula ad Smyrnaeos, 8,
1].