LUMEN GENTIUM 37 e commento CCC
I laici e la gerarchia
37d Da questi
familiari rapporti tra i laici e i pastori si devono attendere molti vantaggi
per la Chiesa: in questo modo infatti si afferma nei laici il senso della
propria responsabilità, ne è favorito lo slancio e le loro forze più facilmente
vengono associate all'opera dei pastori. E questi, aiutati dall'esperienza dei
laici [119], possono giudicare con più chiarezza e opportunità sia in cose
spirituali che temporali; e così tutta la Chiesa, forte di tutti i suoi membri,
compie con maggiore efficacia la sua missione per la vita del mondo.
Note:
[119] Cf. 1 Ts
5,19 e 1 Gv 4,1.
(CCC 901) “I laici, essendo
dedicati a Cristo e consacrati dallo Spirito Santo, sono in modo mirabile
chiamati e istruiti perché lo Spirito produca in essi frutti sempre più
copiosi. Tutte infatti le opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la
vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e
corporale, se sono compiute nello Spirito, e persino le molestie della vita se
sono sopportate con pazienza, diventano “sacrifici spirituali graditi a Dio per
mezzo di Gesù Cristo” (1Pt 2,5); e queste cose nella celebrazione
dell'Eucaristia sono piissimamente offerte al Padre insieme all'oblazione del
Corpo del Signore. Così anche i laici, operando santamente dappertutto come
adoratori, consacrano a Dio il mondo stesso” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 34; 10].